La ripresa dell’industria, che fa registrare nell’alimentare un aumento record del 7,7% del fatturato, è certamente benvenuta, ma - stando ad un’analisi Coldiretti relativa ai dati Istat sul fatturato industriale, sulla base delle rilevazione dei prezzi agricoli Ismea in settembre - non è arrivata nei luoghi d’origine di moltissimi di quei prodotti, ovvero i campi, dove anzi si registra una profonda deflazione, con quotazioni in calo del 9% sul 2015.
I risultati positivi dell’industria alimentare, secondo Coldiretti, devono ora trasferirsi alle imprese agricole, dove la deflazione ha effetti devastanti, con quotazioni al di sotto dei costi di produzione in numerosi settori, dal grano al latte, in quanto messe sotto scacco dalla pressione delle distorsioni di filiera, e dal flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale - sleale, per l’associazione di categoria, perché vengono spacciati come “made in Italy”, a causa della mancanza di un’indicazione chiara sull’origine in etichetta.
A rischio, sottolinea Coldiretti, è il futuro di prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano, ma anche un sistema produttivo sostenibile che garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie, e difende il territorio nazionale dal degrado e dalla desertificazione.
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