Dal Parlamento Europeo arriva un positivo giro di vite all’importazione di prodotti biologici anonimi con l’adozione di una relazione nella quale si precisa che per essere venduto nell'UE come biologico, un prodotto originario da un paese extracomunitario deve essere conforme alle norme di produzione del regolamento comunitario, mentre gli importatori e i consumatori devono poter identificare facilmente il paese d'origine e controllare il rispetto delle condizioni Ue. Lo rende noto con soddisfazione la Coldiretti, con riferimento alla relazione dell’eurodeputato tedesco Graefe zu Baringdorf adottata dal Parlamento Europeo, nel sottolineare l’importanza di dare un nuovo slancio ai consumi del biologico con misure di trasparenza.
L’attuale normativa europea prevede infatti un elenco di paesi extracomunitari (Argentina, India, Australia, Svizzera, Israele) la cui legislazione in materia di coltivazione, certificazione e commercializzazione dei prodotti biologici è stata riconosciuta equivalente al regolamento dell'Unione Europea anche se il 70 per cento delle importazioni di prodotti biologici avviene ancora in base alle cosiddette "autorizzazioni d'importazione", rilasciate dalle autorità competenti dei singoli Stati Europei seguendo procedure che si basano esclusivamente sulla documentazione, senza effettuare controlli a campione in loco. Sul mercato dell’Unione c’è dunque il rischio concreto che vengano “spacciati” come europei prodotti biologici provenienti da paesi extracomunitari e la risposta del Parlamento Europeo - sottolinea la Coldiretti - viene dopo l’annuncio dell’aumento di ben undici volte (+1057 per cento) della produzione biologica della Cina che ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con una superficie coltivata bio di oltre tre volte superiore a quella in Italia, scalzata dal podio e scivolata al quarto posto.
La scelta di investire sulle produzioni biologiche appare evidentemente motivata dalla volontà cinese di offrire un prodotto in grado di rispondere per caratteristiche qualitative alla domanda dei consumatori di Paesi ricchi al fine di invaderne i mercati e creare nuove occasioni di reddito. Il “grande balzo in avanti” della produzione cinese appare la vera novità del settore frutto di una vera “rivoluzione culturale” nelle campagne dove per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione interna si è cercato di aumentare le quantità con ogni mezzo: dagli organismi geneticamente modificati (Ogm) all’uso intensivo e incontrollato di pesticidi, dallo sfruttamento del lavoro a quello dell’ambiente.
Le coltivazioni biologiche nel mondo - sottolinea la Coldiretti - hanno una estensione comparabile all’intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali 12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento). Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia con la Cina che fa la parte della tigre d’ oriente e si prepara a far tremare i mercati mondiali del biologico la cui domanda vale complessivamente 23,5 milioni di euro, cresce del 11,2 per cento e si concentra in Europa e Nord America.
Considerato il rischio che i prodotti biologici importati non rispettino le stesse norme vincolanti applicate in Europa, il Parlamento Europeo chiede che sia pubblicato e periodicamente sottoposto a revisione l'elenco dei paesi extracomunitari le cui norme di produzione e i cui regimi di controllo sono considerati equivalenti a quelli europei ma anche la pubblicazione di una relazione sulle specifiche fonti di rischio delle importazioni da paesi terzi, “per le quali è necessario prestare una particolare attenzione ed eseguire controlli”, al fine di “prevenire irregolarità”. Si tratta di misure particolarmente rilevanti per l’Italia che con un terzo delle imprese biologiche europee ed un quarto della superficie bio dell’Unione conferma la propria leadership nel vecchio continente ed aumenta del 12 per cento i terreni coltivati che superano il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) e del 22 per cento il numero di imprese agricole coinvolte (44.733).
Secondo un sondaggio condotto sul sito www.coldiretti.it piu’ di due italiani su tre (68 per cento) acquisterebbero piu’ alimenti biologici se fossero garantiti da un marchio l’origine “made in Italy” dei prodotti in vendita.
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