Nel 2020 il lockdown dovuto alla pandemia è costato alla filiera alimentare italiana 30 miliardi di euro, con la perdita di metà del fatturato per la ristorazione e un effetto valanga sull’occupazione e sulla produzione agricola, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, che trovano nel consumo fuori casa, sceso al minimo da almeno un decennio, un importante mercato di sbocco (e nei settori ittico e vitivinicolo ristoranti, agriturismi, bar e pizzerie rappresentano addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato). Per questo, come già sottolineato da Fipe/Confcommercio, nei giorni scorsi, ben venga l’estensione del green-pass per evitare il rischio di nuove chiusure, anche se lo strumento va affinato. A dirlo la Coldiretti. “Abbiamo stimato che 330.000 tonnellate di carne bovina, 270.000 tonnellate di pesce e frutti di mare e 220 milioni di bottiglie di vino non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali, costretti ad un logorante stop & go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili”, spiega Ettore Prandini, presidente Coldiretti, che vede con favore l’obbligo del green pass istituito dall’ultimo decreto anti-Covid, che eviterà il rischio di un nuovo lockdown, ma chiede adesso di garantire una flessibilità per evitare l’interruzione della catena di approvvigionamento alimentare, con l’ipotesi di poter sostituire con contratti a termine il lavoratore senza certificato verde nelle aziende con meno di 15 dipendenti.
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