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Coldiretti: nel 2016 le semine di grano a -7,3%. L’Italia è il primo produttore europeo, ma gli agricoltori, minacciati dalla concorrenza estera soprattutto canadese, chiedono l'istituzione di un’etichetta d’origine della pasta

Le semine di grano duro in Italia sono state decimate nell’ultimo anno, con 100.000 ettari coltivati in meno, cioè il -7,3% mettendo in pericolo la produzione di pasta per il 2017. La situazione che si registra è la stessa in tutta la penisola: da un -11,6% nel Nord - Est a un -5,4% al Centro: ma il dato più preoccupante è il -7,4% del Sud e delle Isole, dato che la maggior parte della produzione di grano duro destinato alla produzione di pasta proviene dalla Puglia e dalla Sicilia (il 41%).
Ma perché questo crollo con conseguente abbandono dei terreni coltivati? La risposta sta nella concorrenza sleale da parte di produttori di grano duro stranieri, che viene poi utilizzato per produrre pasta made in Italy, e dal crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che sono praticamente dimezzati nel 2016.
L’Italia è il primo produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, con 5,1 milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a 1,4 milioni di ettari. Nonostante ciò sono ben 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero in un anno, con un aumento del 2,3% nei primi dieci mesi del 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015, senza che questo venga reso noto ai consumatori in etichetta. Per questo Coldiretti chiede di accelerare urgentemente il percorso per arrivare all’etichetta d’origine della pasta ed evitare così la chiusura delle aziende, ma anche il rischio di abbandono e desertificazione di una fetta consistente del territorio nazionale.
Questa situazione potrebbe addirittura peggiorare con l’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) col Canada, che è il primo esportatore di grano duro in Italia. Il Parlamento Italiano dovrà ratificare questo accordo, o si corre il rischio di iniziare una nuova guerra del grano.
“Lo schema di decreto, frutto della battaglia del grano lanciata da Coldiretti e condiviso dai Ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, è stato inviato alla Commissione Europea a Bruxelles. L’obiettivo comune deve essere - evidenzia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - quello di lavorare per una veloce approvazione poiché solo in questo modo sarà possibile smascherare l’inganno del prodotto estero spacciato per italiano in una situazione in cui un pacco di pasta su tre contiene grano straniero senza che i consumatori possano saperlo, valorizzando il prodotto nazionale e invertendo la tendenza già a partire dalla prossima campagna di semina”.

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