Non bisogna banalizzare il primato del made in Italy nell’alimentare che emerge, a Davos, nel giudizio di Goldman Sachs International, secondo cui l'Italia conta per “cibo e calcio”. Lo afferma il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni, nel sottolineare che il fatturato dell'agroalimentare nazionale dal campo alla tavola rappresenta circa il 15% del Prodotto Interno Lordo e svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza ambientale e alimentare di fronte al rincorrersi delle emergenze sanitarie.
Nella moderna società post industriale l'agroalimentare - sottolinea Bedoni - realizza una combinazione vincente tra i requisiti della qualità e dell'innovazione di prodotto e la correlata capacità di promozione e di valorizzazione di risorse territoriali.
E l'economia nazionale - sostiene Coldiretti - può ripartire dall'agroalimentare che guarda al mercato e risponde alle domande dei consumatori che chiedono una migliore qualità della vita con cibi fortemente legati al territorio, garantiti per l'assenza di contaminazioni e con informazioni chiare in etichetta. Una domanda di sicurezza alla quale l'agroalimentare italiano può rispondere positivamente grazie - evidenzia il presidente Bedoni - alle scelte di avanguardia fatte dall'agricoltura nazionale in termini di divieto di coltivazioni biotech, primati qualitativi e tipicità delle produzioni e rispetto ambientale.
Sul piano qualitativo l'agricoltura italiana - rileva la Coldiretti - può contare sulla leadership europea con 153 prodotti (il 20% del totale comunitario) che possono fregiarsi del marchio a denominazione di origine (Dop o Igp) con un valore al consumo di 5,6 miliardi di Euro (1,5 miliardi le esportazioni).
L'Italia - continua la Coldiretti - è anche il secondo Paese produttore di vino in Europa e può contare su un patrimonio di oltre 453 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano il 60% della produzione nazionale di vino che genera un fatturato complessivo di circa 8 miliardi di euro e un valore delle esportazioni superiore ai 3 miliardi di Euro, la principale voce dell'export agroalimentare nazionale.
Ma l'Italia può anche contare - conclude la Coldiretti - su 4.100 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell'Albo nazionale perché sono ottenuti secondo metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo e regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni.
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