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COLDIRETTI: PER COMBATTERE LO SPACCIO E LE SPECULAZIONI SUL FALSO “MADE IN ITALY” SERVONO PIU’ CONTROLLI IN ETICHETTA E SUGLI SCAFFALI

Per combattere le speculazioni occorre intensificare i controlli sulle etichette irregolari degli alimenti per impedire di spacciare come “made in Italy” prodotti importati e consentire così di fare acquisti trasparenti al giusto prezzo. Lo afferma la Coldiretti, a commento del giro di vite annunciato dalla Guardia di Finanza di concerto con il garante dei prezzi, nel sottolineare che le etichette dei prodotti in vendita fanno sospettare casi diffusi di irregolarità dalla frutta e verdura fino all’extravergine di oliva.

Sono praticamente scomparse dai banchi di frutta e verdura - denuncia la Coldiretti - le etichette con l’indicazione dell’origine, della qualità e delle varietà in vendita nel rispetto delle norme del decreto legislativo 306/02 che definisce sanzioni nel caso in cui in caso le etichette di frutta e verdura non riportino tutte le informazioni obbligatorie relative all’origine, alla categoria e alla varietà dei prodotti messi in commercio.

La mancanza delle etichette con l’indicazione dell’origine impedisce - spiega la Coldiretti - di fare scelte consapevoli e di capire quali prodotti sono di stagione nel nostro Paese e quale è quindi il momento migliore per acquistare le ciliegie o le pesche, che evidentemente non sono presenti in Italia dodici mesi all’anno. Il rischio è che vengano vendute come italiane ciliegie provenienti dal Cile vendute a 28 euro al chilo o l’uva dal Sudafrica sui banchi a 12 euro al chilo o ancora le pesche argentine sempre a 12 euro al chilo, con effetti negativi sull’inflazione.

Peraltro la situazione nei punti vendita dimostra - continua la Coldiretti - che occorre anche attivare i controlli negli stabilimenti per assicurare che sulle confezioni di tutti gli extravergini etichettati dopo il 17 gennaio 2008, come previsto dalla nuova normativa, siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l’olio, mentre se le olive sono state prodotte in più paesi, questi devono essere tutti indicati in ordine di quantità decrescente.

Secondo una indagine della Coldiretti sono inspiegabilmente ancora troppo poche le confezioni di oli vergini ed extravergini in vendita etichettate nel rispetto della nuova normativa con il rischio concreto che vengano spacciate come “made in Italy” miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine, senza alcuna informazione per i consumatori. Con la stesura delle norme applicative sono finiti gli alibi con la possibilità di multe fino a 9.500 euro per i trasgressori di ogni singola violazione, secondo il decreto recante “Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 243 del 18 ottobre 2007.

L’obbligo di indicare l’origine delle olive impiegate in etichetta è - conclude la Coldiretti - un contributo alla trasparenza se si considera che si è verificato un aumento record del 25% degli arrivi di olio di oliva estero proveniente soprattutto da Spagna, Tunisia e Grecia, nei primi 9 mesi 2007, mentre la produzione nazionale è stimata in calo del 15% sull’anno precedente su valori di poco superiori ai 5 milioni di quintali, secondo le stime della Coldiretti.

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