
Specchio di epoche e di gusti diversi, e, soprattutto, capaci di raccontare, con una grafica ispirata alle più importanti correnti artistiche e culturali che si sono succedute, l’evoluzione di uno dei piaceri universalmente più amati: mangiare al ristorante, da quello di lusso al fast food. È lo spirito dei menu, intramontabili carte cui i ristoranti affidano la descrizione dei loro piatti, potenti strumenti di marketing nel primo impatto con i clienti, da sempre accattivanti e ammalianti. A raccoglierli centinaia e centinaia di esemplari a cavallo tra Ottocento e Novecento, è “Menu Design in America”, vero e proprio volume-bibbia, ora riedito da Taschen (la prima edizione risale al 2011; Taschen editore, settembre 2018, 592 pagine, prezzo di copertina 15 euro), con menu liberty e art decò, fluo anni Ottanta e ispirati alle avanguardie del secolo scorso, dei ristoranti degli Stati Uniti, curato da Jim Heimann, storico, antropologo, collezionista e responsabile editoriale di Taschen America, e con saggi di due esperti come Steven Heller per la grafica e del giornalista enogastronomico John Mariani.
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