Aiutare la terra a rigenerarsi, preservandone la fertilità e mantenendo così un alto livello di qualità e salubrità delle produzioni, nel rispetto della natura e dei cicli colturali nelle diverse stagioni, oggi come una volta, adottando la tecnica che per secoli ha regolato la produzione agraria tradizionale, la rotazione delle colture, grazie alla quale si riescono a salvaguardare nel medio e nel lungo periodo sia le esigenze di produzione aziendali che la capacità del suolo di autorigenerare la fertilità, garantendo un modello di sviluppo sostenibile durevole nel tempo, limitando lo sfruttamento delle risorse del suolo, dell’acqua e dell’aria che rendono un territorio unico e ricco di biodiversità. È la filosofia dell’“Orto del Borro”, il progetto dell’azienda agricola e vitivinicola biologica di proprietà della famiglia Ferragamo nel Valdarno in Toscana, che compie 10 anni. E che, portato avanti da Vittoria Ferragamo, punta a crescere, attorno a quello che un tempo era l’“orto di casa” ed oggi è un “giardino coltivo” di due ettari, accanto ai vigneti, ma anche alle arnie in cui le api producono miele e mantengono l’ecosistema grazie all’impollinazione, e, come in ogni campagna che si rispetti, alle sue “regine”: le galline Livornesi bianche, libere di razzolare e produrre uova. Che arricchiscono “Cassette Bio” in cui si trovano prodotti di filiera corta che arrivano direttamente al consumatore finale, consegnati settimanalmente a Firenze e nei Comuni vicini, a Siena e dintorni, ad Arezzo e nel Valdarno (ma presto anche in altre zone della Toscana centrale), come passata di pomodoro, pasta artigianale, farine di grani antichi e farro, ma anche i formaggi a latte crudo, dal pecorino alla ricotta toscani, prodotti dalle pecore Laucane la cui prima transumanza è avvenuta nell’ottobre 2021. E, su tutti, l’Olio “Primo Raccolto” Extravergine di Oliva Biologico, un blend ottenuto dalla miglior selezione delle olive raccolte - dopo un meticoloso recupero delle varietà Frantoio, Moraiolo e Leccino e di altre minori, da anni abbandonate, nei 33 ettari di uliveti - e prodotto nel frantoio di proprietà e il cui nome si ispira all’olio che i contadini riservavano al padrone, perché ritenuto eccellente. Ed ai quali si aggiungeranno composte di ortaggi come zucca e cipolle, salse e sughi per condire la pasta, fragole, more e cachi per le confetture della prima colazione, aspettando il primo raviggiolo, da poter abbinare ai vini de Il Borro, e che finiscono nella tavola dell’elegante Resort e dei ristoranti dell’antico borgo medievale, oltre che degli amanti di prodotti bio di territorio e di stagione. Ma oltre a tutto questo, con il supporto di esperti agronomi e di un team specializzato di agricoltori e botanici, il sogno nel cassetto di Vittoria Ferragamo “è l’avvio della filiera frutta, con la messa a dimora di piante adatte al territorio per la sua particolare morfologia, tra cui la Mela Gialla delle Pianacee, la Mela Piatta delle Cantine, la Diacciata, i fichi toscani, i ciliegi del Cassero e così via, alla riscoperta di varietà ormai introvabili o abbandonate nel tempo, frutto di ricordi le cui tracce ancora si ritrovano nei dintorni de Il Borro. Per ora solo un sogno, ma forse presto il progetto “frutteti autoctoni de Il Borro” sarà realtà”. Quando la natura lo permetterà.
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