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COME CAMBIA IL POMODORO: DOPO 70 ANNI DI SELEZIONE ARRIVA SUGLI SCAFFALI PIU’ ROSSO CHE MAI, MA SENZA IL GENE CHE RIDUCE GLI ZUCCHERI. A SCOPRIRLO, DUE RICERCHE MADE IN USA. MA GRAZIE ALLA SCIENZA RISCOPRIREMO IL GUSTO DEL POMODORO “VINTAGE”

I pomodori al supermercato sono sempre belli, sodi, tondi e rossi, quasi non si colgono differenze tra l’uno e l’altro. Il “merito” è della selezione fatta dagli agricoltori negli ultimi 70 anni. Un processo che, d’altro canto, ha finito per far perdere al pomodoro un gene importantissimo, che riduce il contenuto di zuccheri. A scoprirlo, uno studio del “Max Planck Institute of Molecular Plant Physiology” di Potsdam (Stati Uniti), pubblicato sul magazine “Science”, che spiega come il processo di selezione vada ad influire sul gene che codifica un fattore di trascrizione chiamato “Glk2”. Questa proteina, in generale, incrementa la capacità fotosintetica dei frutti, oltre che la produzione di zucchero e licopene, ma la selezione alla ricerca della giusta maturazione e della colorazione uniforme, finisce per disabilitare il Glk2, causando quindi delle ridotte dimensioni dei cloroblasti, legati alla fotosintesi, e la produzione degli ingredienti chiave che danno al pomodoro la sua dolcezza. E allora, com’erano i pomodori cinquant’anni fa? L’interrogativo se lo sono posti anche i ricercatori dell’Università della California, che hanno rilevato i tratti genetici del sapore di alcuni pomodori tradizionali del passato, prendendo spunto da una collezione di specie mutanti e selvatiche di pomodori iniziata dai ricercatori dell’ateneo californiano nel 1950. Una scoperta che avrà implicazioni significative per l’industria del pomodoro, perché così potremo applicare il sapore dei pomodori del passato a più varietà, influenzandone anche il colore oltre che la sapidità, passando, ancora una volta, per i fattori di trascrizione Glk1 e Glk2.

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