Il pm di Milano Paolo Storari ha chiuso le indagini per caporalato sui rider per le consegne di cibo a domicilio, che, a fine maggio, avevano portato il Tribunale a disporre il commissariamento di Uber Italy, filiale del colosso americano. I rider, si legge nell’avviso di chiusura indagini, venivano sottoposti a condizioni di lavoro degradanti, “pagati a cottimo 3 euro a consegna”, “derubati” delle mance. Stralciata la posizione di Uber Italy che, il 22 ottobre, affronterà un’udienza alla Sezione misure di prevenzione.
Il tema dei rider, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni, è diventato ancor più di rilievo con il boom del food delivery. Nel 2020, secondo l’analisi Coldiretti-Censis, quasi 4 italiani su 10 hanno ordinato pasti a domicilio. In cima alla lista delle motivazioni il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), il voler stupire i commensali (34,1%) e, con l’esplosione della pandemia, la ricerca di maggior sicurezza rimanendo tra le mura domestiche.
La crescita del cibo a domicilio, nota Coldiretti, ha portato un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.
Non a caso, rileva sempre lo studio Coldiretti-Censis, 4 italiani su 10 (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei rider. Il 28% richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo. C’è poi anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.
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