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ECCELLENZE

Compie 10 anni “Fico”, il vino di Filippo Corsini. Un progetto nato nel segno della sostenibilità

Il ragazzo se ne è andato nel 2016, ma il suo lascito rimane: “aveva un’enorme empatia. E le sue intuizioni ci hanno guidato fino a qui”

Si chiama “Fico”, un vino geniale e innovativo (a partire dal suo nome) che quest’anno compie 10 anni. Il suo inventore, Filippo Corsini, è scomparso improvvisamente nel 2016, a soli 21 anni, ma il progetto che aveva creato non solo è andato avanti, ma si è evoluto, sviluppando quelle intuizioni che lui, giovanissimo, aveva già chiare in testa, precorrendo i nostri giorni, in cui sostenibilità e rispetto dell’ambiente sono ormai diventati le fondamenta di qualunque settore produttivo. “Filippo aveva un’incredibile empatia, era capace di creare subito una connessione con tutti. Ed era un’entusiasta, divorava la vita, voleva conoscere e imparare: dopo un viaggio in Patagonia era tornato con nuovi input e il desiderio di fare un vino biodinamico” spiega Clotilde, la madre di Filippo, che insieme al marito Duccio Corsini, nella storica azienda Principe Corsini, nel cuore del Chianti, porta avanti la sua visione. Ogni anno la vendemmia di “Fico”, prodotto con 100% di uve Sangiovese, richiama nella tenuta tanti amici di Filippo, che come accaduto fin dall’inizio arrivano appositamente dai luoghi più disparati, oltre a tutta la famiglia Corsini: le due sorelle, Elena e Selvaggia, il nonno, gli zii e i cugini, dando vita ad un momento gioioso di festa e ricordo. Il risultato sono circa 1.000 bottiglie, una limited edition numerata che racchiude tutte le accortezze che Filippo, “in maniera maniacale, aveva voluto per il suo vino: non solo frutto di un regime biodinamico e senza aggiunta di solfiti, ma con un packaging innovativo, dalla bottiglia più leggera all’etichetta in carta riciclata, numerata con una speciale matita ecologica”, racconta Clotilde Corsini.
Dopo il liceo Filippo era partito per fare una serie di esperienze in giro per il mondo. Prima a Buenos Aires, nella Distilleria dei Fratelli Branca, poi in Patagonia, nella cantina Bodega Chacra di Piero Incisa della Rocchetta, passando a fare il cameriere a New York, nel Ristorante Babbo di Mario Batali, uno dei punti di riferimento della cucina italiana nella Grande Mela, frequentato da volti noti e celebrities. E infine a Londra, per studiare economia. “Fico” era il vino con cui voleva ricreare, nel Chianti, quei vini che aveva visto fare in Patagonia, con una grande attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, seguendo il metodo biodinamico. Il 2015 segna la prima vendemmia di “Fico”, che prende il nome dall’albero di confine della Vigna di Gugliaie, tra le più vocate della proprietà, ma anche dalle iniziali di Filippo. Da soli sei filari di questa parcella, con un approccio biodinamico, Filippo mette in pratica e poi in bottiglia un vino interprete della sua personale visione della vitivinicoltura, che segna il futuro della filosofia aziendale Principe Corsini.
“Continuiamo a fare il vino secondo le regole di Filippo, anzi, per certi versi abbiamo cercato di implementare nell’azienda la sua filosofia produttiva, anche grazie a corsi che abbiamo fatto e alla consulenza di esperti - continua Clotilde Corsini - per esempio l’uva destinata a “Fico”, dopo una selezione maniacale dei chicchi nel nastro, viene immessa per caduta ad acini interi direttamente a fermentare nelle vasche. Una procedura che viene adesso applicata a tutti i nostri vini”.
Le 1.000 bottiglie prodotte, con un’etichetta d’autore disegnata dalla zia, Fiona Corsini di San Giuliano, vengono vendute soprattutto in cantina, protagoniste di tasting per visitatori in arrivo da tutto il mondo, e in parte negli Stati Uniti attraverso un importatore. Arrivando così a moltissime persone e dando vita ad una serie infinita di connessioni che Filippo Corsini, con la sua empatia e infinita curiosità, avrebbe sicuramente apprezzato.

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