Adesso c’è anche il via libera del Senato al Dl Dignità voluto dal vicepremier e Ministro del Lavoro Di Maio, che reintroduce sul mercato del lavoro i voucher, ad appena un anno dalla loro abrogazione nel 2017, a quasi dieci anni della loro prima introduzione in Italia avvenuta nell’agosto 2008 con un Decreto ministeriale che, per la prima volta autorizzava la raccolta dell’uva attraverso i voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia, portare alla luce il lavoro dei pensionati tutelandone i diritti e certamente riconoscendo la specificità del lavoro agricolo.
Voluti con forza dal Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, e visti di buon occhio dai produttori, i buoni-lavoro sono pensati per le aziende con non più di 5 dipendenti e sarà possibile mettere in regola i lavoratori agricoli che devono svolgere l’attività per brevi periodi, sino a 10 giorni di seguito, senza necessità di ricorrere al contratto di lavoro subordinato, o dipendente. In termini economici, per le prestazioni complessivamente rese da ogni lavoratore per il medesimo utilizzatore, i compensi non possono superare i 2.500 euro netti (5.000 euro lordi), ed il salario minimo oscilla, in base al contratto nazionale per gli operai agricoli, tra i 6,52 ed i 7,57 euro l’ora. Resistono le critiche dei sindacati, perché Cgil, Cisl e Uil ritengono che l’allungamento da tre a dieci giorni sia il salvacondotto al lavoro nero, e non convince neanche l’incremento da 2.500 a 5.000 euro dell’importo che l’azienda può pagare al singolo prestatore in voucher, pari a 70 giorni lavorati: troppo per una prestazione occasionale.
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