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Con l’Indicazione Geografica Protetta riconosciuta all’anguria reggiana (già celebre nel XVI secolo), e prima del suo genere in Europa, l’Italia rafforza il sui primato sul fronte dei prodotti tutelati, toccando quota 288 tra Dop, Ipg ed Stg

Con l’Indicazione Geografica Protetta riconosciuta all’anguria reggiana, prima del suo genere in Europa, l’Italia rafforza il sui primato sul fronte dei prodotti tutelati, toccando quota 288 tra Dop, Ipg ed Stg, con la pubblicazione della registrazione del frutto nel Registro Ue n. 1959 del 7 novembre, e poi nella Gazzetta Ufficiale del 9 novembre (https://goo.gl/rWRg2u).

Un prodotto che ha un legame storico con li territorio, che coinvolge 20 Comuni delle provincia di Reggio Emilia, come spiega la Fondazione Qualivita:
“la reputazione dell’elevata qualità dell’Anguria Reggiana Igp si rifà al XVI secolo, quando corrispondenze fra le antiche corti del Rinascimento padano decantano la bontà del prodotto coltivato in queste terre. Il frutto è rimasto a lungo un prodotto d’elite fino al XVIII secolo, quando il Risorgimento aprì le frontiere fra gli antichi e piccoli stati della Nazione e consentì anche un allargamento dei confini di commercializzazione. Andando avanti nei secoli la zona di pianura in provincia di Reggio Emilia è stata richiamata nella Guida Gastronomica del Touring Club Italiano, datata 1931, per “angurie (cocomeri) e meloni zuccherini”.
“Dopo l’esito positivo dell’audizione ministeriale avvenuta nell’estate del 2015 durante la quale è stato varato e condiviso il disciplinare ora è arrivata anche la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale - ha commentato Ivan Bartoli, presidente di Apar, associazione produttori Anguria Reggiana - il successo del nostro prodotto è rappresentato oltre che dalla qualità e delle caratteristiche organolettiche che lo rendono unico soprattutto dall’equilibrio tra innovazione e tradizione dei metodi produttivi”.

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