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CON LA CRISI GLI ITALIANI RISCOPRONO LE SECONDE CASE DI FAMIGLIA ED I TESORI DEI BORGHI MENO CONOSCIUTI, MA PIÙ RICCHI DI PRODOTTI TIPICI E MANIFESTAZIONI ENOGASTRONOMICHE. PAROLA DI “RES TIPICA”, LA RETE CHE RACCOGLIE 1.898 COMUNI DEL BELPAESE

Visitare frantoi e uliveti, passeggiare all’insegna del gusto nelle mostre-mercato, degustare i sapori locali o sorseggiare del vino in calice. E poi fare rientro a casa, magari portandosi dietro come appetitoso ricordo marmellate, formaggi, miele o pane. La crisi economica si trasforma in opportunità e riscossa per i borghi del Belpaese, con un boom di presenze alle manifestazioni, specialmente enogastronomiche. “C’e’ più difficoltà della gente a muoversi e viaggiare e molti italiani che prima preferivano le vacanze all’estero, quest’anno hanno riscoperto la seconda casa o la casa paterna nei paesi”, spiega all’Adnkronos Fabrizio Montepara, presidente di “Res Tipica”, costituita dall’Anci e dalle Associazioni nazionali delle città di identità per promuovere il patrimonio dei comuni che ne fanno parte. “La crisi - continua Montepara - sta facendo risvegliare l’interesse per l’essenza della nostra terra, per i piccoli borghi e per le città del tipico, cioè per tutte quelle realtà che non sono mete di grande turismo. Ci troviamo di fronte a un turismo di ritorno nei paesi di origine e a una riscoperta dei piccoli comuni con un’impennata di partecipazioni alle manifestazioni della tipicità, da “Calici di stelle” a quelle per la promozione del tartufo”.

Sono 1.898 i comuni associati a Res Tipica. Quelli più numerosi aderiscono alle Città del Vino (542), a seguire le Città dell’Olio (333), le Città della Nocciola (216), i Borghi più Belli d’Italia (215) e le Città del Bio (170). E ancora, i Borghi Autentici d’Italia (162), i Paesi Bandiera Arancione (124), le Città dei Sapori (111), le Città del Castagno (921), le Città Slow (71) e le Città delle Ciliegie (60). Meno numerosi i comuni aderenti alle Città del Tartufo (49), alle Città del Miele (50), alle Città del Pane (46), alle Città della Terra Cruda (37), alle Città della Ceramica (35), alle Città della Chianina (32), ai Paesi Dipinti (25), alle Città dell’Infiorata (21), alle Città del Riso (21), alle Città delle Grotte (18), alle Città del Pesce di Mare (16), alle Città della Bufala (15) mentre più di “nicchia”, sono le Città dei Liquori e della Lenticchia, rispettivamente con 10 comuni aderenti, così come le Città della Mela Annurca (7) e quelle del Tabacco (6). In base alle più recenti elaborazioni del Centro Documentazione e studi Anci-Ifel, la classe di ampiezza dei comuni e la presenza delle realtà aderenti alle associazioni del tipico sono legate da un rapporto inversamente proporzionale: all’aumentare infatti del numero degli abitanti diminuisce il numero dei comuni che, complessivamente, partecipano a Res Tipica. Sono soprattutto i comuni più piccoli, quelli fino a 5.000 residenti, a risultare iscritti alla rete associativa: oltre il 60% del totale.
“Abbiamo elaborato una proposta di legge, da presentare al parlamento alla riapertura dei lavori, per far riconoscere la valenza dell’appartenenza alla rete Res Tipica - annuncia Montepara - Abbiamo verificato che le città certificate che fanno parte della nostra rete di qualità hanno una presenza maggiore in termini di turismo e di capacità economica. Chiediamo vengano previste premialità per quei Comuni che scelgono di far parte della rete Res Tipica e che fanno scelte oculate legate alla cura dell’ambiente e al recupero urbano. Premialità - conclude il presidente di Res Tipica - non significa avere più soldi, ma un riconoscimento formale: ad esempio punteggi maggiori nei bandi per i Comuni che hanno scelto di partecipare alle rete e una considerazione politica quando si fanno delle nuove leggi in tema di agricoltura”. E intanto le città del tipico guardano già all’Expo 2015 come opportunità di promozione e sviluppo.

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