La Città Eterna ha il suo oro verde, con la neonata denominazione “Olio di Roma” che si candida già ad essere un portabandiera delle eccellenze agroalimentari del made in Italy nel mondo, forte del “brand” Roma e del suo eccezionale appeal a livello internazionale. La notizia, di riflesso, rafforza il primato mondiale nella produzione di extravergine di qualità italiano grazie al maggior numero di denominazioni riconosciute in Europa (43 Dop e 4 Igp) e il più vasto tesoro di biodiversità del mondo, con il Belpaese che vanta 533 varietà di olive contro le 70 degli spagnoli, che hanno una produzione di massa quasi sei volte superiore. Lo sottolinea la Coldiretti, commentando l’approvazione da parte della Commissione Europea dell’inserimento dell’olio “degli antichi romani” nell’elenco comunitario delle Igp, che abbraccia altre zone produttive del Lazio: la denominazione Olio di Roma Igp, infatti, interessa 316 comuni della regione, 107 nel territorio della Città Metropolitana di Roma Capitale, 27 in provincia di Latina, 35 in provincia di Rieti, 60 in provincia di Viterbo, 87 in provincia di Frosinone. Complessivamente la produzione è di circa 75.000 tonnellate di olive e 10.550 tonnellate di olio ogni anno, per un valore economico complessivo di quasi 52 milioni di euro.
“Un riconoscimento fortemente voluto da Coldiretti il quale va ad associare un nome evocativo come quello di Roma, che rappresenta un autentico patrimonio in termini di notorietà e di big data, a un prodotto di grande qualità che ha tutte le carte in regole per diventare l’ambasciatore del nostro territorio nel mondo”, ha sottolineato David Granieri, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente della Coldiretti Lazio. Un patrimonio che rinforza le fila di un “esercito nazionale” di 250 milioni di piante presenti sul suolo nazionale, con 400.000 aziende agricole specializzate che garantiscono una produzione che raggiunge i 255 milioni di chili nell’anno dell’emergenza Covid.
Un quantitativo rilevante ma del tutto insufficiente, è il commento di Coldiretti, che va sostenuto con un piano di potenziamento produttivo nell’ambito del nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza varato dal Governo di Mario Draghi. Anche perché il 2020 è stato un anno molto sfavorevole per la produzione di olio d’oliva, crollata del 14,5% complice la frenata nelle regioni del Sud Italia, dalle quali dipende gran parte della produzione nazionale. Un ridimensionamento in termini di volumi che ha interessato Puglia (-31,7%), Campania (-22,6%) e Calabria (-21,6%), solo in parte compensato dalla ripresa in alcune regioni del Centro (Toscana +28,6%, Umbria +14,7%, Marche +3,6%) e del Nord (Emilia-Romagna +20%, Veneto +19%, Liguria +3,8%).
I consumi rimangono forti, nove famiglie su dieci nel Belpaese portano in tavolo olio evo tutti i giorni con una crescente attenzione verso il prodotto di qualità che ha favorito la nascita di corsi e iniziative grazie alla fondazione della prima Scuola nazionale dell’olio extravergine d’oliva Evoo School Italia, promossa da Unaprol, Coldiretti e Campagna Amica. L’Italia è il primo consumatore mondiale di olio di oliva con una media negli ultimi cinque anni di 504 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 483 milioni di chili e dagli Stati Uniti con ben 320 milioni di chili. A sostenere la domanda mondiale sono certamente gli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che nel mondo è attento alla qualità della propria alimentazione.
I consumi delle famiglie italiane di olio d’oliva sono in crescita del +9,5% spiega Coldiretti, secondo l’Osservatorio Immagino, sull’onda del successo della Dieta Mediterranea proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, con più di 8 italiani su 10 (82%) che cercano sugli scaffali cerca prodotti made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. Per questo è importante guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane.
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