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CON UN MILIONE DI AGRICOLTORI IN MENO L’ITALIA FRANA: IL 9,8% DEL TERRITORIO NAZIONALE È A RISCHIO IDROGEOLOGICO CON L’82% DEI COMUNI ESPOSTI AL PERICOLO. IL PRESIDENTE COLDIRETTI MARINI: “PREVENZIONE DEVE PARTIRE DALLA DIFESA DEL TERRENO COLTIVATO”

La terra frana perché sono dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali che se ne prendono cura negli ultimi 30 anni, nei quali 3 milioni di ettari di terreno coltivato, pari alla superficie della regione Sicilia e Val d’Aosta assieme, sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura. Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale, e con una superficie delle aree ad alta criticità geologica in tutto il Belpaese che si estende per 29.517 Kmq, il 9,8% del territorio nazionale. In Italia quindi, oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Parola del presidente Coldiretti Sergio Marini alla Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico, di scena oggi a Roma, dove sottolinea che un’attenta azione di prevenzione non può che partire dalla difesa dei 12,8 milioni di ettari di terreno coltivato dei quali ben i 2/3 si trovano in collina ed in montagna.

“Più di un milione di agricoltori - spiega Marini - sono stati costretti ad abbandonare queste aree nell’ultimo trentennio per la mancanza di concrete opportunità economiche e sociali sulle quali occorre prioritariamente intervenire se si vuole realizzare una concreta opera di prevenzione in una situazione in cui si aggrava la crisi economica e si moltiplicano gli eventi estremi e catastrofici per effetto dei cambiamenti climatici”.

Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale. Una fragilità che risulta particolarmente elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e nella Provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, subito seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni a rischio) e da Lazio e Toscana (col 98%). Ma la dimensione del rischio è ovunque preoccupante, con una superficie delle aree ad alta criticità geologica che si estende per 29.517 Kmq, il 9,8% del territorio nazionale. In Italia quindi, oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Nasce proprio da questi numeri, spiega Coldiretti, l’incontro di oggi a Roma, un appuntamento inedito che ha visto, discutere e confrontarsi numerose associazioni, sindaci, ordini professionali, tecnici ed esperti, da Legambiente all’Anci, dal Consiglio nazionale dei geologi al Consiglio nazionale architetti, dal Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali al Consiglio nazionale degli ingegneri, dall’Istituto Nazionale di Urbanistica all’Associazione Nazionale Costruttori Edili, dall’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani al Wwf, dal Touring Club Italiano a Slow Food Italia, dal Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale all’Associazione italiana per l’ingegneria naturalistica, dall’associazione per la promozione del ruolo delle Scienze della Terra Sigea all’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, dal Tavolo nazionale dei contratti di fiume Ag21 Italy a Federparchi, fino all’associazione per la difesa del suolo Gruppo 183, con l’obiettivo comune di riflettere per sviluppare percorsi risolutivi in grado di rispondere in modo efficacie alle ripetute emergenze legate al rischio idrogeologico nel nostro paese. Emergenze che scattano ormai sistematicamente ogni autunno, a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio. Temi che, spiega Coldiretti, per la prima volta vengono affrontati in un percorso programmatico e propositivo, che comincia con la conferenza nazionale di oggi, per sfruttare al meglio la lucidità e la lungimiranza che l’agire in emergenza non può permettere. L’obiettivo è quindi quello di accendere l’attenzione della politica su questi temi sottoponendo le proposte che usciranno da questo appuntamento ai candidati alle prossime elezioni e al nuovo governo.

L’anno che si è appena concluso, sottolinea Coldiretti, ha evidenziato in modo inequivocabile che le conseguenze dei cambiamenti climatici non riguardano solo il futuro del nostro pianeta, ma già oggi costituiscono un elemento da cui non si può più prescindere. La novità dei fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate, dimostrano la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni. Il messaggio principale del Congresso, continua Coldiretti, è che le politiche per la mitigazione del rischio idrogeologico non si possono limitare allora all’attuazione di interventi puntuali. Serve un Programma nazionale di difesa del suolo, per la manutenzione e la cura del territorio, che progetti un’azione urgente, efficace e concreta per la mitigazione del rischio stabilendo strumenti e priorità d’intervento e risorse economiche adeguate per metterlo in campo, senza dimenticare una necessaria attività di informazione e formazione dei cittadini su questi temi. Un piano che superi i limiti di quelli precedentemente approvati, che se fossero realizzati ora risulterebbero inadeguati ai cambiamenti climatici in atto e alle conseguenze di una gestione dissennata che ha reso ancor più vulnerabile il nostro territorio.

L’attuazione di tutto questo, prosegue Coldiretti, non solo produrrà un beneficio in termini di sicurezza, ma anche come rilancio occupazionale ed economico dei territori. Il debito pubblico e lo spread non possono rappresentare le motivazioni per non intervenire in questo settore, per il quale è necessario trovare meccanismi finanziari adeguati coinvolgendo anche risorse private. Infatti, per attivare questi programmi è necessario un supporto tecnico qualificato e diffuso localmente, prevedendo la possibilità di attivare l’intervento anche di addetti del settore agricolo e forestale, piuttosto che dell’edilizia con la possibilità di creare nuova occupazione. Governo del territorio, semplificazione normativa, reperimento e continuità delle risorse economiche per un’efficace politica di prevenzione, sono quindi, conclude Coldiretti, le principali criticità da affrontare attraverso un nuovo approccio al problema, un approccio scientifico, adeguato alle novità e ai cambiamenti in atto.

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