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CONFAGRICOLTURA: AUMENTANO I PREZZI AL CONSUMO DI PANE E PASTA … MA LE QUOTAZIONI DEI CEREALI SONO SENSIBILMENTE DIMINUITE. COLDIRETTI: “BISOGNA ACCORCIARE LA FILIERA DELL’AGRICOLTURA”

Spesa alimentare in crescita con il “caro pasta” in evidenza, mentre le quotazioni all’origine dei cereali continuano a diminuire. Lo denuncia Confagricoltura in relazione all’indice nazionale dei prezzi al consumo di settembre, diffuso dall’Istat, che mostra una crescita delle quotazioni per i beni alimentari dello 0,3%, sull’agosto 2008, e del 5,8% sul settembre 2007. In particolare il prezzo del pane è aumentato dello 0,2% su agosto e dell’8,6% su settembre 2007; quello della pasta dell’1% sul mese precedente e del 24,9% su settembre 2007.

Questi aumenti al consumo contrastano con i prezzi all’origine dei prodotti agricoli, in particolare dei cereali. Nel mese di settembre 2008 - fa presente Confagricoltura analizzando i dati Ismea - i prezzi dei prodotti agricoli hanno registrato, nel complesso, una diminuzione del 2,5% su agosto e del 6,5% a settembre 2008 rispetto a settembre 2007. Sono sensibilmente diminuite proprio le quotazioni all’origine dei cereali: -11,65% a settembre rispetto al mese precedente (-19,61% settembre 1998 su settembre 2007).

Confagricoltura è allarmata “per la situazione delle imprese agricole. Gli agricoltori - commenta l’organizzazione degli agricoltori - vivono un momento profondamente difficile, con quotazioni in diminuzione. La crisi finanziaria colpisce anche l’agricoltura molte imprese del settore rischiano la chiusura”.

“Il danno generato dalla speculazione in questa situazione per il mondo agricolo - commenta invece la Coldiretti - è duplice perché da una parte si verifica una stagnazione dei consumi che riduce le potenzialità produttive delle imprese e dall’altro non consente una adeguata remunerazione del prodotto agricolo che, in tanti casi, non copre i costi vivi di produzione, anch’essi peraltro in costante e non controllata crescita”.

“A favorire la crescita dei prezzi al consumo nell’agroalimentare sono - denuncia la Coldiretti - soprattutto le distorsioni e i troppi passaggi esistenti nel percorso dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale i prezzi moltiplicano e i centesimi si trasformano in euro. Lo dimostra il fatto che - continua la Coldiretti - in Italia al momento attuale per ogni euro speso dai cittadini in cibo, 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria e solo 17 per remunerare il prodotto agricolo”.

La Coldiretti è impegnata “nel costruire un sistema di accorciamento e razionalizzazione della filiera che consenta di contenere gli aumenti del prezzo al consumo per i prodotti alimentari e allo stesso tempo di ripartire più equamente il valore aggiunto creato nella filiera attraverso l’adesione di imprese, di cooperative, di consorzi, di “farmers market”, ponendo criteri di semplificazione e razionalità al centro della filiera: dai mezzi tecnici, ai servizi, dalla produzione alla trasformazione associata, sino alla vendita diretta da parte dei produttori”.

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