L’Italia non è solo grandi città d’arte famose in tutto il mondo, come Firenze, Roma, Palermo ... Ma è anche, o soprattutto, bellezza nascosta, o per lo meno più sconosciuta, quella custodita nei piccoli borghi, nelle campagne, che troppo spesso si trovano abbandonati, per mancanza di servizi, infrastrutture, e aiuti più in generale. Ma ci sono, da sempre, dei custodi di questi tesori, gli agricoltori, che con le loro attività agricole aiutano la preservazione dei centri rurali. E, ora più che mai, in un momento storico in cui tutto è oggetto di revisioni, ricostruzioni e ripensamenti, col periodo post-Covid che è sempre più un’opportunità per ripartire, prendendo una strada diversa, verso la sostenibilità e l’innovazione, i piccoli borghi sono visti come trampolino di ri-lancio. Ecco, in breve, l’intento di Confagricoltura, che firma il webinar “Ripartiamo dai borghi. Il turismo rurale protagonista dell’Italia post emergenza”, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti, Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Francesca Planeta della griffe del vino simbolo dell’enologia di Sicilia, ma anche dell’accoglienza nell’isola, e poi Giacomo Di Thiene, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (Adsi), e Marco Bussone, presidente dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem). Proprio Giansanti ha sottolineato l’importanza della valorizzazione e la preservazione dei piccoli borghi rurali, in quanto “qui sta la vera essenza dell’italianità. L’Italia è un immenso museo diffuso, fatto di dimore storiche, chiese, palazzi, piccoli borghi. E per far ripartire il turismo, che inevitabilmente si porterà dietro timori da post-Coronavirus, e quindi la ricerca di spazi aperti, distanziamento e non assembramenti, è qui che bisogna puntare. Non si può farlo, però, senza prendere in considerazione gli agricoltori, che per anni sono stati custodi di economia e cultura di questi luoghi”. “È proprio - ha detto Lorenza Bonaccorsi - su quale tipo di turismo vogliamo in Italia che bisogna riflettere. Ed una volta individuato il percorso da intraprendere, bisogna intervenire ripensando un intero sistema economico su un modello più sostenibile, che tenga conto della fragilità e della vulnerabilità di certi territori. Da qui bisogna costruire un nuovo progetto, tenendo conto dei tre grandi pilastri imprescindibili dell’offerta turistica: innovazione, accessibilità, sostenibilità. Questo va messo in pratica, soprattutto in certi territori che per anni, se non decenni, sono stati lasciati indietro, ma che hanno un potenziale immenso. E - sottolinea Bonaccorsi - non c’è momento migliore di questo: il post-Covid è un’occasione di progettazione e ridefinizione, fondamentale per ripensare ai modelli turistici, soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture e della digitalizzazione”.
Proprio sui territori fragili e lasciati indietro ha voluto concentrarsi Francesca Planeta della celebre griffe del vino di Sicilia, che ha contribuito a dare al mondo una fotografia di un’isola diversa e lontana dai soliti clichè, fatta di eccellenza enoica ma anche di ristorazione e accoglienza. “Il valore dei piccoli borghi per l’economia e il turismo è riassumibile nella storia di Sambuca di Sicilia: un piccolo borgo di quasi 9.000 abitanti, vicino a zone ben più frequentate, come Menfi. Un paese praticamente abbandonato a se stesso che, però, vede la svolta con il titolo nel 2016, di “Borgo dei Borghi”. Grazie al riconoscimento, le presenze hanno toccato le 15.000 unità, aumentando di anno in anno. Da allora, sono nati bed & breakfast, ristoranti, botteghe, e a beneficiarne è stata anche una delle nostre cantine lì vicino, così come altre aziende e altri paesi. Questo è il senso della valorizzazione dei piccoli borghi: si tratta di salvare un patrimonio culturale e tradizionale, ma anche dare nuove possibilità imprenditoriali, ad esempio, ai tanti giovani siciliani che lasciano la loro terra per andare a studiare, e che vorrebbero mettere in pratica le loro conoscenze nella loro isola. Ma non hanno gli strumenti per farlo: per questo, non si può parlare di preservazione senza innovazione”.
Ancora una volta, quindi, emerge il profondo legame che c’è tra agricoltura, viticoltura e turismo, che si presentano come una sorta di “triade” dell’accoglienza, tra cui c’è una dipendenza diretta, anche nelle scelte in materia di mete per le vacanze da parte di turisti italiani e stranieri. “Che il turismo enogastronomico sia ormai un settore ben affermato - conclude Giansanti - è ormai chiaro: noi, come Italia, partiamo molto avvantaggiati, perché agricoltura, buon cibo e buon bere fanno parte della nostra cultura, e siamo ricchissimi di posti mozzafiato, campagne e paesaggi che ci invidiano da tutto il mondo”.
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