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CONFAGRICOLTURA : “TUTELARE IL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE DI QUALITA’”

In Qatar, nella recente Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio, in nella materia di tutela della qualità, si è conseguito un importante risultato: in particolare, si è deciso di avviare un negoziato per la definizione di un sistema multilaterale di notificazione e di registrazione delle indicazioni geografiche per i vini, ma, contestualmente, sarà anche avviata la discussione sulle modalità per estendere la registrazione anche ad altri prodotti. In sostanza, sono state poste le basi per mettere da parte le troppe contraffazioni dei nostri prodotti che circolano nel mondo. E su un mercato più trasparente potrà aumentare senz’altro la presenza del “made in Italy” di qualità. In ambito comunitario, poi, ai primi dell'ottobre 2001, la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata in merito alla possibilità per gli Stati membri di intervenire concretamente sulla tutela delle denominazioni di origine. E' il noto caso del "parmesan", un formaggio grattugiato prodotto in Italia e destinato esclusivamente all'esportazione per il quale è però utilizzata una dizione - adottata correntemente anche in alcune lingue straniere - che richiama il più noto e pregiato "Parmigiano Reggiano DOP" a denominazione di origine protetta europea sin dal 1996. Il parere della Corte di Giustizia, invocato dal Tribunale di Parma in relazione ad una controversia sorta contro la ditta produttrice del "parmesan", ha sancito alcuni principi di estremo rilievo. E cioè che gli Stati membri possono vietare l'impiego di una denominazione registrata a livello comunitario anche se utilizzata per un prodotto che viene esclusivamente destinato a Paesi diversi. Ma, soprattutto, che, contrariamente a quanto sostenuto da altri governi, "parmesan" è la traduzione fedele del termine "Parmigiano" che contraddistingue il prodotto autentico e che rappresenta una componente essenziale della denominazione riconosciuta "Parmigiano Reggiano". Pertanto la tutela accordata alla Dop può di fatto essere estesa anche alla forma tradotta "parmesan". Un criterio a favore di uno dei principali prodotti di qualità dell'agroalimentare italiano ma che più in generale rafforza ulteriormente l'intero "sistema" di registrazione comunitario delle denominazioni Dop ed Igp.

I PRODOTTI DOP, IGP E STG

La Confagricoltura, per il Forum nazionale sull’agroalimentare italiano a Parma, organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, fa il punto sull’attuale regolamentazione dei prodotti tipici con marchio europeo.

L’Unione Europea, con il Regolamento n. 2081/92, ha riconosciuto che “la promozione di prodotti di qualità aventi determinate caratteristiche, può rappresentare una carta vincente per il mondo rurale” ed ha quindi istituito, a fini di tutela, due indicazioni di provenienza e tipicità dei prodotti agricoli: la Dop (denominazione di origine protetta) e la Igp (indicazione geografica protetta). Tali indicazioni identificano i prodotti originari di regioni o luoghi determinati di un Paese, le cui qualità siano dovute essenzialmente od esclusivamente all’ambiente geografico di produzione, compresi i fattori naturali ed umani.

Le Dop, in particolare, indicano un legame molto stretto con il territorio; l’intero processo di produzione, trasformazione ed elaborazione deve avvenire entro i confini dell’area di origine. Anche le Igp afferiscono ad un particolare territorio, ma è sufficiente che una fase tra produzione, trasformazione ed elaborazione del prodotto avvenga nell’area geografica di provenienza.

Le Dop e le Igp europee sono iscritte in un apposito registro comunitario che ad oggi comprende 577 prodotti (223 Igp e 354 Dop), di cui 115 (79 Dop e 36 Igp) in Italia. Il nostro Paese rappresenta quindi esattamente un quinto delle produzioni tipiche europee e, dopo la Francia, è il partner comunitario che può vantare il numero maggiore di prodotti ad origine garantita. L’elenco delle Dop e delle Igp italiane naturalmente riflette i caratteri dell’agricoltura del nostro Paese e si concentra su due grosse categorie; da un lato i derivati zootecnici (25 prodotti a base di carni e derivati e ben 30 formaggi Dop); dall’altro, le produzioni più tipicamente mediterranee (25 oli di oliva e 28 prodotti ortofrutticoli). Accanto ai più noti prodotti Dop ed Igp, l’Unione Europea, con il Regolamento n. 2082/92, ha anche istituito una più generica Attestazione di Specificità, che si concretizza nella denominazione di STG (Specialità Tradizionale Garantita) e che si riferisce non all’origine quanto piuttosto alle modalità di elaborazione di questi prodotti alimentari caratteristici. I prodotti che si fregiano di tale denominazione sono ancora pochi, anche a livello europeo; l’Italia può vantare sinora un solo prodotto Stg, la “mozzarella”, che ha ottenuto il riconoscimento di specificità nel 1998. Oggi le stime più aggiornate sul valore della produzione dei prodotti tipici (Dop, Igp, Doc, Docg) si aggirano intorno ai 25.000 miliardi all'anno. In termini di produzione agricola si tratta di oltre 10.000 miliardi che corrispondono al 12% del valore della produzione agricola totale.

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