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CONSUMI: RADDOPPIATO IL MADE IN ITALY “DOC” IN 10 ANNI. VALE CIRCA 10 MILIARDI DI EURO ED E’ REGOLARMENTE SULLA TAVOLA DI 1 ITALIANO SU 3: LA RICERCA DI COLDIRETTI

Negli ultimi 10 anni sono quasi raddoppiati i prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti in Europa dove il made in Italy di qualità ha conquistato il primato con uno storico sorpasso sulla concorrenza francese. Emerge da uno studio della Coldiretti dal quale si evidenza che un italiano su tre (33%) li ha acquistati regolarmente nel 2009. Nell’ultimo decennio si è ampliata notevolmente la possibilità dei consumatori di scegliere prodotti a denominazione di origine protetta (Dop) o indicazione geografica protetta (Igp), con i riconoscimenti che sono aumentati dai 101 del 2000 ai 195 attuali, di gran lunga superiori a quelli della Francia (167 prodotti) che guidava, invece, la classifica all’inizio del millennio.

Nel paniere della qualità Made in Italy ci sono oggi - precisa la Coldiretti - 123 Dop e 72 Igp (70 prodotti ortofrutticoli, 38 oli extravergini di oliva, 36 formaggi, 32 prodotti a base di carne, 5 prodotti da panetteria, 4 spezie o essenze, 3 aceti, 3 prodotti di carne e frattaglie fresche, 2 prodotti della pesca e 1 miele).

Complessivamente - continua la Coldiretti - il fatturato dei prodotti a denominazione di origine made in Italy ha sfiorato, nel 2009, i 10 miliardi di euro realizzati per quasi il 20% sui mercati esteri dove crescono parallelamente anche le imitazioni ed i tarocchi. I prodotti più consumati sono i formaggi (con il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano in testa) ed i salumi (tra i quali guidano la classifica il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele), ma sono cresciute anche le altre categorie di prodotto come gli ortofrutticoli (dalla Mela della Val di Non a quella dell’Alto Adige, dalle Arance Rossa di Sicilia alla Pesca e Nettarina della Romagna) e gli extravergini.

A frenare la diffusione del made in Italy a denominazione è la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all’estero che sono causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili.

E’ il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, ma ci sono anche il Romano, l’Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada.
I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche - conclude la Coldiretti - le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.

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