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CONTINUA LA LOTTA CONTRO L’AGRICOLTURA GENETICAMENTE MODIFICATA. A VIVARO, GLI ATTIVISTI, ARRIVATI DA TUTTO IL NORD EST, HANNO DISTRUTTO PIANTE DI MAIS OGM MON 810 IN SEGNO DI PROTESTA. MA IL COLTIVATORE SI “APPELLA” ALLA CORTE DI GUSTIZIA UE

Continua la lotta contro l’agricoltura geneticamente modificata: a Vivaro (Pordenone), gli attivisti, arrivati da tutto il Nord Est, hanno distrutto piante Ogm Mon 810 in segno di protesta dopo aver depositate all’esterno del campo di Giorgio Fidenato zolle di terra “libera”, ovvero non modificata. Non si può parlare di blitz, la manifestazione era stata annunciata dalle associazioni ambientaliste e anche dai partiti, tra cui Rifondazione comunista e il Movimento 5 Stelle.
Con megafoni, striscioni e slogan, i manifestanti hanno scandito la propria contrarietà all’agricoltura geneticamente modificata. Gli attivisti hanno fatto capire che potrebbero presto tornare, armati di falce e tute bianche, come tre anni fa, perché se Governo e Regione Friuli Venezia Giulia si sono dichiarate ripetutamente anti-Ogm, non c’e’ ancora chiarezza sul diritto per un agricoltore di usare i semi Mon 810, del colosso Monsanto. In luglio il Governo ha emanato un decreto che vieta la coltivazione in modo esclusivo del mais modificato. Ma Fidenato, l’agricoltore di Vivaro, si appella alle direttive comunitarie e soprattutto alla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul diritto di coltivare. Proprio a luglio lo stesso Fidenato é stato assolto dal Tribunale di Pordenone per la semina senza preventiva autorizzazione del 2010.
Ma le piantagioni di mais Ogm spuntano anche dall’altra parte dell’Oceano, nei campi dell’Oregon, dove lo scorso maggio sono state trovate delle piante geneticamente modificate di dubbia provenienza. L’origine è, infatti, ancora sconosciuta e gli investigatori non hanno prove certe. Lo afferma la Associated Press, che cita fonti interne al Dipartimento dell’Agricoltura americano. L’episodio ha innescato una piccola guerra commerciale con alcuni paesi importatori dagli Usa che hanno bloccato per qualche tempo gli acquisti. Le teorie formulate dagli investigatori vanno dal sabotaggio al trasporto dei semi ma è ancora tutto da verificare.

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