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Continuano le scaramuccie tra la Corte dei Conti Ue e la Commissione Europea: dopo la querelle sull’Ocm Vino, ora tocca alla Pac. Secondo i revisori, la Commissione non ha vigilato bene nel passaggio tra regime di aiuti accoppiato e disaccoppiato

Non Solo Vino
Corte dei Conti Ue e Commissione Europea divise su passaggio da aiuto accoppiato a disaccoppiato

Continuano le scaramucce tra la Corte dei Conti Ue e la Commissione Europea sui finanziamenti e gli aiuti al settore agricolo. Dopo la querelle sull’Ocm vino dei giorni scorsi, ora tocca alla Pac. In particolare, secondo la Corte, la Commissione “non ha esercitato una supervisione adeguata tra il 2010 e il 2012 al momento del passaggio dell’aiuto Ue agli agricoltori da un sistema basato sulla produzione effettiva, ad un sistema di pagamento unico slegato dalla produzione (ossia disaccoppiato). “In particolare - afferma la relazione pubblicata oggi dalla Corte dei Conti - la Commissione non ha supervisionato in maniera adeguata il calcolo effettuato dagli Stati membri dei diritti all’aiuto Ue che nel 2010-2012 sono stati pari a circa 4,2 miliardi di euro. Con la conseguenza - precisa il relatore del documento, Augustyn Kubik - che i criteri definiti dagli Stati membri talvolta non rispettavano i principi dell’Ue, specie quelli di non discriminazione degli agricoltori, di proporzionalità e sana gestione finanziaria. Inoltre - aggiunge Kubik - i diritti all’aiuto degli agricoltori sono stati talvolta calcolati in maniera non corretta e ciò potrebbe avere un impatto rilevante anche sui nuovi regimi di pagamento agricoli a partire dal 2015”.

Immediata la reazione della Commissione che, oltre a controbattere a tutte le critiche, ricorda che “agli Stati membri é stato concesso un certo livello di discrezionalità nella scelta delle modalità di attuazione" del nuovo regime di pagamento”. La Commissione é però pronta ad accettare diverse raccomandazioni, o a rafforzare ciò che si sta già facendo, come la richiesta agli Stati di dimostrare, nei futuri regimi di pagamento Ue, di aver applicato criteri oggettivi, non discriminatori evitando distorsioni di mercato o di concorrenza.

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