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CONTRAFFAZIONE & AGROALIMENTARE - IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE MARIO CATANIA: “BENE LA CONDANNA PER IL FALSO CONCENTRATO DI POMODORO MADE IN ITALY”. FOCUS - COLDIRETTI: +17% DI IMPORT DI POMODORO DALLA CINA

“Non posso che esprimere la mia soddisfazione per l’efficace intervento della Magistratura che finalmente ha fatto chiarezza sulla pratica scorretta di etichettare come prodotto italiano il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina. È di fondamentale importanza, infatti, tutelare i consumatori da comportamenti scorretti e difendere la corrispondenza del marchio “Made in Italy” con prodotti di qualità presenti sul mercato italiano come su quelli internazionali. Per questo voglio esprimere il mio plauso all’azione svolta dai Nuclei Antifrodi Carabinieri (Nac) che, anche in questa circostanza, hanno evidenziato competenza e attenzione nella tutela della legalità e della qualità alimentare”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, ha commentato la notizia dell’intervenuta condanna da parte del Tribunale di Nocera Inferiore nei confronti di un imprenditore dell’agro nocerino-sarnese che aveva commercializzato come italiano del concentrato di pomodoro importato dalla Cina.
Il Tribunale, infatti, ha pronunciato la prima sentenza di condanna per il reato di “Vendita di prodotti industriali con segni mendaci” (articolo 517 codice penale) infliggendo la pena di 4 mesi di reclusione e 6 mila euro di multa (con la concessione della sospensione condizionale) al titolare di una importante industria conserviera che, nell’ottobre 2010, aveva trasformato e commercializzato “triplo concentrato di pomodoro” importato dalla Cina etichettandolo “Made in Italy”.
Sulla scorta delle indagini condotte dai Nuclei Antifrodi Carabinieri del Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari unitamente all’Agenzia delle Dogane, nell’ottobre 2010 il Sost. Procuratore della Repubblica di Nocera Inferiore, Roberto Lenza, aveva disposto il sequestro preventivo di oltre 500 tonnellate di prodotto con etichettatura fuorviante. Sul punto la Procura della Repubblica ha sollecitato anche un parere tecnico del professor Paolo Masi, Preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Napoli, e, secondo l’autorevole docente, il processo di lavorazione effettuato in Italia non consente di etichettare come produzione italiana il concentrato di pomodoro di provenienza cinese, per cui si è ora arrivati alla prima sentenza di condanna del Tribunale di Nocera Inferiore.
La Corte ha, dunque, sconfessato la tesi difensiva secondo cui il processo di lavorazione cui il prodotto era stato sottoposto in Italia (pastorizzazione e aggiunta di acqua e sale) era da considerarsi - secondo la normativa doganale - “lavorazione sostanziale”, tanto da consentire di commercializzarlo come “doppio concentrato di pomodoro” “prodotto in Italia”.
L’alimento era destinato al mercato UE ed extra UE e certamente l’ingannevole indicazione del “Made in Italy” avrebbe reso più accattivante la sua commercializzazione all’estero.
L’azione di contrasto all’agropirateria costituisce una priorità strategica del Comando Carabinieri Politiche Agricole e l’attività di controllo sui flussi di import-export in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane rappresenta il modello operativo più efficace per contrastare il falso “Made in Italy”: negli ultimi due anni i Nuclei Antifrodi Carabinieri hanno operato sequestri per oltre 15.000 tonnellate di prodotti irregolari.

Focus - Coldiretti: +17% di import di pomodoro dalla Cina
Ci auguriamo che la pronuncia della Magistratura possa fermare l’inganno del pomodoro cinese spacciato per italiano che ha consentito, nel 2011, l’aumento del 17% delle importazioni di concentrato per un totale di 113 milioni di chili, pari al 15% della produzione di pomodoro fresco italiana destinato alla trasformazione. Lo afferma la Coldiretti nel commentare la notizia dell’intervenuta condanna da parte del Tribunale di Nocera Inferiore nei confronti di un imprenditore dell’agro nocerino-sarnese che aveva commercializzato come italiano del concentrato di pomodoro importato dalla Cina.
La Corte del Tribunale di Nocera Inferiore ha giustamente sconfessato - sottolinea la Coldiretti - la tesi difensiva secondo cui il processo di lavorazione, cui il prodotto era stato sottoposto in Italia (pastorizzazione e aggiunta di acqua e sale), era da considerarsi “lavorazione sostanziale”, tanto da consentire di commercializzarlo come “prodotto in Italia”.
Secondo l’ultimo rapporto sulle Agromafie Coldiretti/Eurispes il 52,9% del concentrato di pomodoro importato proviene dalla Cina ed è destinato per il 98,6% del totale alla sola provincia di Salerno, patria del mitico San Marzano. Le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina sono praticamente quadruplicate (+272 %) in Italia negli ultimi dieci anni e rappresentano oggi la prima voce delle importazioni agroalimentari dal gigante asiatico.
Dalle navi - denuncia la Coldiretti - sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. Un inganno che deve essere fermato, con l’applicazione della legge che obbliga ad indicare in etichetta al’origine degli alimenti, perché danneggia i consumatori e i produttori agricoli che rischiano quest’anno di vedere sottopagato il proprio prodotto in Italia.
La Cina anche nel 2011 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. Su un totale di 3.721 allarmi per irregolarità segnalate in Europa ben 569 (15%) - conclude la Coldiretti - hanno riguardato la Cina.

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