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CONTRO IL RISCHIO CONTRAFFAZIONE DELL’AGROALIMENTARE MADE IN ITALY, SCENDONO IN CAMPO IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE E UNIVERSITA’ DI PISA: TRA GLI OBBIETTIVI, BANCA DATI ON LINE PER CONSULTARE CON UN CLICK TUTTA LA NORMATIVA DEL SETTORE

Dopo le opere d’arte e l’alta moda, anche per i vini italiani, così come per il parmigiano o per gli storici pomodori del Bel Paese e tutte quelle produzioni made in Italy che si sono conquistate il fatidico “bollino blu”, cresce il rischio contraffazione, con notevoli danni all’export, al fatturato e alla sostenibilità sui mercati stranieri, e non solo. Così, per arginare la circolazione del cibo “taroccato” e rafforzare il controllo sulla sicurezza e la sostenibilità dei prodotti, scendono in campo il Dipartimento Identità Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università di Pisa, protagonisti di un accordo per istituire un Osservatorio ad hoc sul diritto e la giurisprudenza prodotta per l’agroalimentare italiano (info: www.cnr.it).
A correre il rischio maggiore di contraffazione sono soprattutto quei prodotti che si avvalgono dei marchi di qualità Dop e Igp, con grave danno per il made in Italy della buona tavola. Tanto che, stando al rapporto dell’Eurispes 2008, il nostro Paese, sul fronte delle esportazioni, perde ogni anno 2,8 miliardi di euro a causa delle contraffazioni di alimenti, il cui business raggiunge invece la cifra di 52,6 miliardi di euro. L’Osservatorio avrà tra i suoi obiettivi la realizzazione di una Banca dati on line della normativa nel settore: rispetto a quelle già esistenti, questo data base consentirà una consultazione più agevole, grazie al fatto che le leggi, la giurisprudenza, anche internazionale, e le regole esistenti in materia saranno ordinate e raggruppate in modo sistematico e critico.
“La schedatura - sottolinea Serena Premici, tra i responsabili del progetto per il Dipartimento Identità Culturale - sarà per temi e prodotti e permetterà, attraverso link, testuali e ipertestuali, anche il riferimento ad atti come contratti collettivi, accordi interprofessionali, posizioni assunte da organizzazioni, documenti informali di gruppi di lavoro a tutti i livelli. Ad esempio, inserendo la voce “mozzarella di bufala” nel nuovo data base, si aprirà una scheda di presentazione del prodotto, che illustrerà anche le problematiche e le questioni giuridiche che si pongono. Il tutto spiegato attraverso un linguaggio comprensibile a chiunque. Per questo “la banca dati” avrà una forte ricaduta pratica, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per il semplice cittadino che vuole conoscere la normativa vigente relativa a un alimento. Fin’ora, invece, i data base si sono limitati a una semplice raccolta di regolamenti di difficile comprensione per chi non opera nel settore”.
Un progetto congiunto, dunque, in risposta risposta alla frammentarietà dei numerosi Osservatori presenti in Italia che, sottolinea il Consiglio Nazionale delle Ricerche, “spesso hanno un carattere locale o hanno come oggetto singoli aspetti della produzione e del consumo alimentare. Così come accade per le raccolte di dati normativi diffuse nei siti web di alcune importanti realtà di ricerca”.

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