Sono tempi difficili quelli che stiamo vivendo, scanditi da conflitti globali, crisi climatiche, pressioni economiche. Preoccupazioni di vario tipo che possono tradursi, anche come valvola di sfogo, in spese di qualche tipo per tirarsi su il morale e consolarsi. E se negli acquisti quotidiani gli europei scelgono la misurazione, c’è anche una categoria per cui “alleggerire il borsello” è una scelta che non pesa: si tratta del cibo che viene consumato (anche) come momento di gratificazione, per nutrire sia il corpo che la mente. L’analisi “Eat Play Love” di Circana offre un’istantanea delle abitudini dei consumatori nel 2025. Per reagire al sentiment negativo causato da crisi e rinunce i consumatori si “buttano” sugli snack, cercando di trovare formule economicamente convenienti per vivere l’esperienza di un ristorante di qualità a casa, il tutto con un’attenzione crescente alla sostenibilità, al benessere e alla lotta agli sprechi.
Questo è il tempo del “bite sized”, la nuova normalità. Il cibo diventa sempre più snack, categoria che non viene più consumata solo tra i pasti, ma anche abbinata, oppure in sostituzione della tradizionale colazione, del pranzo o della cena. Il 13% degli europei dichiara di mangiare snack al posto di un pasto principale e il 28% li consuma contemporaneamente. Inoltre 4 snack su 10 vengono ora consumati fuori casa a pranzo o a cena e, quasi tre quarti dei consumatori, li gustano mentre guardano la tv o sono sul web e quasi la metà lo considera una sorta di cura di sé grazie a molte più opzioni naturali, ricche di proteine e minimamente processate tra cui scegliere. La spesa per i “pasti snack” è aumentata del 4,5% nei punti di ristoro e del 9,6% nel food service retail (per un totale combinato di 64 miliardi di euro). Parliamo di un mondo vasto, e quindi non solo patatine e barrette di cioccolato, quasi tutto può infatti essere considerato uno snack, inclusi sottaceti, uova sode e persino la pizza surgelata. Ciò che conta per i consumatori è che lo snack scelto si adatti alla propria giornata e soddisfi le esigenze del proprio stile di vita. Lo “snacking” rappresenta ora quasi il 40% del valore totale dei prodotti alimentari, generando 234 miliardi di euro in vendite, con un aumento del 2,9% e 7 miliardi di euro in più nel 2024 rispetto al 2023.
Esploso nel periodo del Covid, il delivery rimane una certezza per molti e una “medicina” contro le preoccupazioni. E anche se ordinare a domicilio è uno dei modi più costosi per portare cibo a casa, gli europei accorti lo stanno usando per gestire intelligentemente la spesa pur continuando a sperimentare cibo di ristoranti di qualità. Come? Ad esempio ordinando solo il piatto principale a domicilio e acquistando antipasti, dessert e bevande al supermercato, un “mix” che permette di risparmiare senza che ci vada a rimettere la voglia di qualità. I consumatori stanno infatti mixando il delivery con lo sfizio, ad esempio, trasformando il pasto di un ristorante da 120 euro in un’esperienza esclusiva, ma a casa propria, spendendo meno della metà, senza perdere il piacere e il gusto. Questo è uno dei motivi per cui il delivery continua a performare sorprendentemente bene in Europa, anche con l’aumento della pressione sul costo della vita, con una spesa nell’ultimo anno, riporta Circana, di 29 miliardi di euro per le consegne di cibo e bevande, in aumento rispetto ai 26 miliardi di euro del 2023.
Carboidrati, grassi, zuccheri e alcol? No grazie. Oggi, la gratificazione nel cibo sembra guardare alle novità dei sapori dal mondo, ad ingredienti attentamente selezionati e, considerato il valore delle esperienze che non passa mai di moda, persino all’acquisizione di nuove abilità culinarie. Un kit per cucinare ben curato può soddisfare il desiderio di gratificazione tanto quanto una barretta di cioccolato o una vaschetta di gelato. E una piacevole visita al ristorante riguarda tanto la socializzazione, l’atmosfera e la scoperta di nuove cucine quanto tornare a casa sazi.
Tra le preoccupazioni degli europei ci sono anche quelle legate all’obesità e alle malattie croniche. Alimenti ricchi di proteine, con l’aggiunta di fibre, che rafforzano il sistema immunitario, migliorano l’umore e stimolano la mente rappresentano ora un business multimiliardario e sono saldamente integrati nella cultura alimentare europea. Questo non significa che gli europei siano completamente contrari alla lavorazione, riporta ancora il report. Sebbene le opzioni più naturali siano decisamente richieste, soprattutto in categorie come lo snacking, il 38% dei consumatori crede anche che la lavorazione industriale possa migliorare il gusto e il 40% afferma che rende i prodotti più accessibili.
Rimane invece decisamente tradizionale la scelta di ristoranti, bar, punti di ristoro e negozi di alimentari da parte degli europei. Acquistano, spiega Circana, ancora di più da catene come Starbucks, Five Guys, Quick e Pret a Manger rispetto agli indipendenti perché desiderano valore, convenienza e opzioni di consegna a domicilio facili, che i grandi operatori con operazioni di back-office professionali sono spesso maggiormente in grado di offrire. E dopo anni di rapida crescita per i discount, gli europei stanno tornando ad amare i supermercati dove le vendite unitarie sono cresciute dell’1,6% rispetto allo 0,8% dei discount.
Nonostante la pressione sul costo della vita, essere responsabili dal punto di vista ambientale negli acquisti alimentari rimane importante: il 26% dei consumatori europei preferisce opzioni ecocompatibili e il 27% è attratto da marchi socialmente responsabili. Sebbene la maggior parte delle visite ai ristoranti continui ad essere guidata dal desiderio di concedersi un piacere, gli europei prediligono sempre più prodotti locali e stagionali. E la “doggy bag” si fa sempre più largo: il 20% dei consumatori europei ora afferma che è importante portarla a casa e lo considera un atto di sostenibilità. Il risparmio di denaro è la motivazione principale per richiederla ma anche il desiderio di ridurre lo spreco alimentare gioca un ruolo centrale, senza dimenticare che il 19% vorrebbe che gli avanzi fossero donati in beneficenza.
“Mangiare - ha dichiarato Ananda Roy, Senior Vice President of Strategic Insights and Thought Leadership Emea di Circana - non riguarda più solo placare la fame; si tratta di migliorare l’umore, aggiungere entusiasmo a ogni pasto e arricchire i rituali quotidiani. La convenienza, la flessibilità e la varietà offerte dagli snack ne sono un ottimo esempio. Oggi, gli snack rappresentano più un acquisto consapevole che un piacere proibito”.
Per Edurne Uranga, Vice President Foodservice Europe di Circana, “il desiderio di un maggiore controllo va oltre gli ingredienti. I consumatori stanno monitorando le loro spese, chiedono le “doggy bag” e pianificano attentamente le occasioni dei pasti. Questo non è solo budgeting; è una forma di empowerment. Man mano che le esigenze emotive delle persone nei confronti del cibo cambiano, il confine tra ciò che acquistano nei negozi di alimentari e nei bar, ristoranti e altri punti di ristoro sta sfumando”.
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