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ITALIAN SOUNDING

Contro l'Italian Sounding basterebbe la chimica? Il test sul Grana Padano dà la conferma

Un pool di ricercatori di Scienze agrarie, alimentari e ambientali usando l’analisi metabolica ha scoperto che i rigidi disciplinari li rendono unici
ITALIAN SOUNDING, Non Solo Vino
Il pool di ricercatori ha individuato l’impronta chimica del Grana Padano

L’Italian Sounding è un grosso problema: i migliaia di prodotti tipici italiani si sa, piacciono in tutto il mondo, e ciò che piace viene anche (purtroppo) imitato. Sempre più frequenti sono infatti prodotti falsi, con nomi che rimandano, in modo fraudolento, all’italianità. Questo danneggia fortemente l’industria di qualità del made in Italy, argomento di cui WineNews si è occupato più volte, l’ultima qui. Si parla di trattati, di regolamentazioni... Ma se la soluzione fosse “semplicemente” (per modo di dire) nella chimica? Un pool di ricercatori di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, guidato dal preside della facoltà di Piacenza Marco Trevisan, ha messo a punto un sistema per scoprire facilmente le imitazioni di alcuni tra i prodotti agro-alimentari più “taroccati”, come il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, usando una tecnica emergente, nota come analisi metabolomica. La spiegazione “tecnica” è nelle parole del professor Trevisan, che chiarisce come “tale approccio ha permesso di valutare in modo più ampio, rispetto alle analisi condotte sui singoli composti, le possibili differenze nel profilo di composti chimici - come acidi grassi, amminoacidi, metaboliti secondari - presumibilmente dettate dalle procedure insite nel disciplinare di produzione. Infatti, si può affermare che l’intero ciclo produttivo di questi prodotti Dop (definito dal rigido disciplinare di produzione) sia in grado di guidare i processi biochimici soprattutto durante la stagionatura, fase fondamentale della produzione, in cui il prodotto acquisisce le sue caratteristiche organolettiche distintive”. L’ancora di salvezza per i prodotti Dop e Igp sarebbe quindi, secondo questo studio, proprio il rigido disciplinare, che darebbe ai prodotti un’”impronta chimica” che li distingue dai falsi.
Questo test, positivo, potrebbe estendersi a tutti i prodotti lattiero-caseari italiani e, chissà, magari anche a tutti gli altri prodotti tricolori. E potrebbe salvarli dai falsi che, come sottolinea la Coldiretti, solo in Canada hanno causato il crollo delle vendite ad esempio del Parmigiano Reggiano del 10% in valore e del 6% in quantità sull’anno precedente: proprio in Canada, Paese “preso di mira” dalla Coldiretti a causa del Ceta, i trattati di libero scambio con l’Unione Europea, solo nei primi mesi del 2018 sono stati prodotti 3 milioni di chili di “Parmesan”, il falso Parmigiano Reggiano. Che però da adesso, potrebbe avere i giorni contati.

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