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Controlli e certificazioni sono essenziali per il vino italiano, ma il sistema, che costa 60 milioni di euro alle imprese, può essere più efficace ed efficiente: così Unione Italiana Vini, le cui proposte di riforma abbatterebbero i costi del 15%

Un costo annuo di 47 milioni di euro, con altri 10 che se ne vanno per i processi gestionali interni alle aziende produttrici. E’ questo il costo che il “sistema vino” italiano paga ogni anno per attuare, nell’attuale forma, il sistema di certificazione dei vini Doc e Docg: un sistema le cui garanzie sono sempre più importanti agli occhi del consumatore finale, e quindi sempre più importanti per il successo del vino tricolore nel mondo, ma il cui costo, tramite le proposte di riforma di Unione Italiana Vini, “potrebbe ridursi di almeno il 15%. L’attuale sistema, inoltre, introduce gravi squilibri nella dinamica concorrenziale tra le aziende, perché presenta esorbitanti oscillazioni di questi costi “obbligatori” con variazioni, da zona a zona, che arrivano a moltiplicarsi da 10 a 30 volte, come nel caso eclatante della degustazione, il cui costo cresce del 3000% passando dalla Sicilia al novarese”. Così Ernesto Abbona, presidente Uiv, ha commentato i dati emersi dall’analisi dei costi del sistema delle certificazioni vinicole del “Corriere Vinicolo” (www.uiv.it), dai quali emerge un panorama variegato fino a raggiungere un gradi di frammentarietà preoccupante tra regione e regione - e anche tra denominazione e denominazione, spesso geograficamente contigue.
Il sistema nel suo complesso, esclusi i costi di gestione, richiede infatti un esborso annuo di 50,8 milioni di euro per i vini Dop e Igp (47,1 per i primi), con la componente ispettivo/documentale (44%) e quella della fascettatura (32%) che da sole assorbono più dei tre quarti del totale. Un ulteriore 13% è poi destinato alle analisi di laboratorio, con il prelievo dei campioni necessari che “pesa” per l’8%, mentre la componente degustativa assorbe il rimanente 3% del totale. Andando a “scomporre” la voce di costo maggiore, quella ispettivo/documentale, inoltre, il costo è di 18,6 milioni di euro per i vini Dop, a carico primariamente dei viticoltori (38%) e dei vinificatori (32%), ma con un’incidenza rilevante anche per gli imbottigliatori (28%), e il 2% assorbito dalle transazioni. Per gli Igp, invece, i controlli si dividono nelle sole fasi di ispettiva, di verifica documentale e analitica, con quest’ultima che generalmente interessa annualmente l’1-2% sul totale, mentre il grosso è afferente alla parte agricola, con il 47% su un totale costi di poco meno di 4 milioni di euro. Vinificatori e imbottigliatori, ai quali si applicano anche le verifiche analitiche, contribuiscono per un 25% circa a testa, e le transazioni assorbono il rimanente 4%. La fascettatura costa invece alle denominazioni 16,5 milioni di euro l’anno: in Italia sono stati distribuiti, secondo il “Corriere Vinicolo”, 1,4 miliardi di contrassegni di Stato, con un costo di 0,009 euro per le fascette adesive (75% del totale), e 0,0081 per le fascette in carta colla. A conti fatti, la componente ispettivo/documentale ha un costo medio nazionale per ettolitro di vino prodotto di 0,43 euro, con una forbice che va dagli appena 0,13 euro dell’Abruzzo agli 0,9 della Liguria: una varianza altrettanto rilevante si riscontra, secondo il “Corriere Vinicolo”, anche per la somma necessaria al prelievo di campioni e della loro analisi, e che va da un minimo di 35 euro in Abruzzo a un massimo di 115 in Molise, con una media nazionale di 54,14 euro.
I costi ispettivo/documentali e le fascette appaiono quindi essere i due temi sui quali si dovrà lavorare per ridurre sensibilmente gli oneri economici e le sperequazioni tariffarie del sistema di certificazione, ed è proprio in questa direzione che vanno le proposte di Uiv: “Dematerializzazione, sistemi alternativi di tracciabilità, uniformità dei costi a livello nazionale e semplificazione delle procedure per le piccole Doc, sono i quattro punti cardine della proposta che UIV ha presentato alla filiera ed al Mipaaf nel confronto in atto sui decreti attuativi del Testo Unico”, ha puntualizzato Abbona: “proposte chiare ed efficaci nel conciliare riduzione dei costi e miglioramento della macchina dei controlli capaci di avviare la revisione del sistema anche verso una maggior uniformità dei costi a livello nazionale”. Un processo che ruota, da una parte, su un sistema di registri telematici finalmente pienamente operativo e interconnesso con gli organi di controllo - “alle imprese è stato chiesto un grande sforzo economico ed organizzativo, di cui ancora non vediamo risultati compiuti”, ha sottolineato al riguardo il segretario generale Uiv Paolo Castelletti - e, dall’altra, su un processo di liberalizzazione della stampa delle fascette da tipografie autorizzata, da accoppiarsi alla recente introduzione di sistemi alternativi di tracciabilità nel Testo Unico, che “porteranno a notevoli economie, favorendo inoltre la diffusione della tracciabilità del vino anche in quelle Doc ed Igt dove i costi della fascetta non sono oggi sostenibili dalle imprese”.
Infine, ha concluso Castelletti, “per le Doc sotto i 10.000 ettolitri di prodotto, che rappresentano il 70% del totale delle denominazioni, dopo aver ottenuto nel Testo Unico il passaggio degli esami chimici da “sistematici” a “campione” abbiamo proposto che nei decreti attuativi la percentuale di controllo ispettivo/documentale sia ridotta del 50% (passi cioè dal 10% al 5%)”.

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