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CONVENTION COLDIRETTI - INFLAZIONE: I PREZZI SI MOLTIPLICANO PER 5 DAL CAMPO ALLA TAVOLA. LO COMUNICA COLDIRETTI

“Ridurre la forbice dei prezzi dei prodotti alimentari che moltiplicano di quasi cinque volte dal campo alla tavola per assicurare acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori”: è l’obiettivo del manifesto approvato all’unanimità da 15.000 rappresentanti degli agricoltori e delle cooperative italiane della Coldiretti nella convention “Stop a inganni e moltiplicazione prezzi. Nasce la filiera agricola tutta italiana”, evento organizzato oggi a Roma da Coldiretti, con la partecipazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola e del Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia.

Se in media i prodotti alimentari rincarano del 488% dall’azienda agricola alla tavola, i prezzi del latte fresco aumentano del 297%, quelli delle carote del 421%, quelli della pasta del 733% e della braciola del 2145%, secondo una analisi elaborata dalla Coldiretti. Nel 2008, secondo la Coldiretti, le inefficienze e le speculazioni sono costate alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro, con l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari che è stato in media del 5,4% superiore al 3,3% dell’inflazione generale, secondo l’Istat, con un differenziale del 2,1% che tende ad allargarsi nel 2009 (2,2% a gennaio 2009) nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole.

Una costo insostenibile per il Paese in un momento di difficoltà economica che gli agricoltori - ha sostenuto la Coldiretti - intendono ridurre con la fondazione di una filiera agricola, tutta italiana, riconoscibile perché porta la firma degli agricoltori italiani, capace di assicurare una giusta remunerazione ai produttori e alimenti di qualità al giusto prezzo per i consumatori. Oggi - ha denunciato la Coldiretti - i prezzi moltiplicano per 5 dal campo alla tavola e per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori ed esistono dunque ampi margini da recuperare, con più efficienza, concorrenza e trasparenza.

Secondo ‘ultima indagine dell’Antitrust, ad esempio, infatti, “i prezzi al consumo attualmente praticati dalla grande distribuzione nel comparto ortofrutticolo” “non sono inferiori a quelli praticati dalle altre tipologie di vendita e, in particolare, risultano sensibilmente superiori a quelli praticati dai mercati rionali e dagli ambulanti”. Lo stesso Antitrust nella sua indagine conoscitiva su 267 filiere osservate mette in evidenza come i ricarichi variano dal 77% nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103% nel caso di un intermediario, al 290% nel caso di due intermediari, al 294% per la filiera lunga (presenza di 3 o 4 intermediari tra produttore e distributore finale), facendo segnare appunto il valore medio del 200 per cento evidenziato da Bankitalia. E’, peraltro, di appena 2 mesi fa la notizia che l’Antitrust ha multato per complessivi 12,5 milioni il “cartello” della pasta che ha posto in essere un’intesa restrittiva della concorrenza finalizzata a concertare gli aumenti del prezzo di vendita della pasta secca di semola da praticare al settore distributivo. Una situazione scandalosa se raffrontata all’andamento dei prezzi alla produzione: a fronte del dimezzamento delle quotazioni del grano duro rispetto allo scorso anno su livelli inferiori a quelli di venti anni fa il prezzo della pasta - ha concluso la Coldiretti - ha continuato ad aumentare.

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