Coop Italia investe nel vino, dopo averlo fatto sui prodotti tipici (dove Coop ha sottoscritto un accordo con Slow Food per la valorizzazione delle produzioni tipiche e tradizionali di qualità, anche attraverso la vendita nei punti vendita, ndr): “stiamo investendo molto nella progettazione e nella formazione del personale per curare la qualità del servizio e la gestione del prodotto e degli scaffali. La Coop, che deve fare autocritica sul passato nella vendita di vino, adesso, sebbene in ritardo sulle attuali tendenze, cerca di affermarsi nel mercato del vino di qualità e vuol dialogare con le aziende, chiedendo di condividere la sua idea progettuale. E su questo potenziamento investiremo risorse economiche ed umane. Due saranno gli argomenti forti: il rapporto qualità-prezzo, un parametro che ormai anche i “guru” del mondo del vino stanno tenendo in grande considerazione, e l’abbinamento cibo-vino. Tutto questo logicamente incrociato con il rapporto con il territorio, un’operazione culturale prima che commerciale che unirà il punto vendita Coop al suo territorio ed ai suoi vini e prodotti tipici di qualità. Ma, sicuramente, non daremo solo spazio ai vini del territorio, ma anche alle tante buone etichette di livello nazionale (che necessariamente non dovranno essere le 50/60 “blue chips” !)”. Così Sergio Soavi, responsabile degli acquisti di vino della Coop Italia, un’azienda dal fatturato complessivo di 18.000 miliardi, che in un anno movimenta 180 miliardi di vendite nel segmento vino (di cui il 40% negli iper ed il 60% nei super; con il 35% del fatturato in “vini fini”). “Il mercato del vino italiano sta dando soddisfazioni - continua Soavi - e le proiezioni per il futuro sono buone: la “fascia” Coop è passata, in soli 2/3 anni, dalle 5.000 alle 8.000/10.000 lire (con vendite, logicamente, decrescenti). Ma, in alcuni punti vendita (ad esempio, a Ferrara in Emilia Romagna, a Follonica in Toscana, a Perugia in Umbria …), dove abbiamo realizzato una politica ad hoc e di qualità sul segmento del vino (creando una sorta di “enoteca” nel supermercato), e dove si vendono Sassicaia, Barbaresco e Sorì Tildin di Gaja, Solaia e Tignanello di Antinori, Giulio Ferrari Riserva della cantine Ferrari, Summus di Castello Banfi, assortimento di livello di Brunello e di Champagne …, il vino è il secondo mercato in assoluto (il 78% su “vini fini”, con il 50% dei prezzi sopra le 12.000/15.000 lire)”.
“Dopo aver ben analizzato il mondo del vino ed aver sondato i gusti dei consumatori (Coop sta conducendo uno studio su 800 clienti, che sta dando grandi risultati, ndr), adesso siamo a buon punto del nostro progetto, che vale chiaramente per l’area supermercati (anche se ci sono tante aree di sovrapposizione con gli ipermercati). Un progetto che, comunque, sarà condotto con la politica dei piccoli passi: “in questa fase quello che Coop Italia vuole - continua Soavi - è lo scambio di idee, opinioni, progetti. Ma anche fare acquisti, in maniera costante e diretta, di prodotti dalle migliori aziende italiane: Coop, chiaramente, si impegnerà al rispetto dei prezzi di vendita, ad una migliore cura del servizio e di gestione degli scaffali. Insomma, Coop non è un nemico delle aziende italiane del vino. Coop è un treno che passa adesso e che vuol dare ottime opportunità, in futuro, ai produttori di vino del nostro Paese”.
Non c’è, dunque, da immaginare molto, sulla base di queste indicazioni, che Coop Italia baserà la sua filosofia nel rapporto di fiducia con le aziende, dando in contropartita serietà, credibilità e rispetto dei prezzi, ambientazione giusta dei vini in un contesto giusto (con una qualificazione dello scaffale con logiche di servizio), ma chiedendo alle aziende un supporto nella comunicazione (visite guidate, degustazione guidate nel punto vendita …) e nella piena affermazione della cultura del vino nella grande distribuzione organizzata. “Dato che oggi siamo ben in grado di lavorare sui clienti - conclude Soavi - suggerisco ai produttori di aprirsi alla Coop Italia: non cerchiamo, e non cercheremo anche in futuro, le “blue chips”, ma vogliono buoni/ottimi vini, con tirature che permettano, ai nostri punti di vendita, di essere forniti in maniera puntuale e costante”. Coop Italia chiede insomma fiducia ai produttori, dando in cambio il rispetto di diversi importanti parametri, con il chiaro intento di creare, nei scaffali dei suoi supermercati, un “tour” di grandi etichette, incrociate per fasce e/o territori e/o prezzo.
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