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AGRICOLTURA IN EMERGENZA

Coronavirus, anche i parenti (fino al sesto grado) nelle campagne

Lo prevede il decreto “Cura Italia” per ovviare al mancato arrivo dei lavoratori stranieri, dai quali dipende il 27% dei raccolti nazionali
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Il lavoro in vigna senza gli stagionali

I parenti lontani fino al sesto grado possono collaborare nei campi, a patto che la loro prestazione sia a titolo gratuito. Lo prevede il decreto “Cura Italia”, per garantire la disponibilità di alimenti e sopperire alla mancanza di manodopera. Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anticipata dal caldo inverno anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa. Le loro attività non costituiranno rapporto di lavoro né subordinato né autonomo. Si tratta, fa sapere la Coldiretti, di una prassi molto diffusa in agricoltura nel passato, quando anche lontani parenti tornavano in fattorie, cascine e masserie di famiglia in occasione delle campagne di raccolta più importanti, dalla vendemmia alla raccolta delle olive, per collaborare attivamente e ricevere magari in cambio frutta, verdura, olio o vino.
“Una partecipazione che negli ultimi anni era praticamente scomparsa anche per i vincoli burocratici ed amministrativi - afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - e che ora è stata resa urgente dalla stretta degli ingressi alle frontiere che ha fermato l’arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall’estero dai quali dipende un quarto dei raccolti nazionali. Occorre un intervento a livello comunitario per creare corsie verdi alle frontiere interne dell’Unione Europea per la circolazione dei lavoratori agricoli al fine di garantire gli approvvigionamenti nella filiera alimentare”.
A livello nazionale il decreto Cura Italia prevede nello specifico l’estensione dal quarto al sesto grado del rapporto di parentela/affinità per l’utilizzo in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo di parenti ed affini, disciplinato originariamente dall’articolo 74 della legge Biagi.
“Adesso però è necessaria una radicale semplificazione del voucher agricolo - continua Prandini - in modo che possa consentire a cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.
Secondo un’analisi della Coldiretti, con il blocco delle frontiere rischiano di mancare all’appello i 370.000 lavoratori regolari stranieri che arrivano ogni anno dall’estero, che in Italia trovano occupazione stagionale in agricoltura fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. La comunità di lavoratori agricoli più presente è quella rumena (107.591 occupati), davanti a marocchini (35.013), indiani (34.043), albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10.272). Lavoratori che rappresentano una componente importante di diversi distretti agricoli. È il caso della raccolta di fragole e asparagi nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, di uva, mele, pere e kiwi in Piemonte, di pomodori, broccoli, cavoli e finocchi in Puglia, di allevamenti da latte e caseifici in Lombardia.
Un problema che riguarda tutti i grandi Paesi agricoli dell’Unione Europea, dove complessivamente mancano quasi un milione di lavoratori agricoli stagionali per le imminenti campagne di raccolta. Il rischio è che l’Unione Europea perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti, per un valore di 138 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 22 miliardi, secondo l’analisi della Coldiretti.
In Francia non potranno arrivare 200.000 stagionali stranieri e la Fnsea, la Coldiretti d’Oltralpe, è in allarme con il Ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume che ha invitato quanti si siano ritrovati senza lavoro ad “unirsi alla grande armata dell’agricoltura francese”. Il Ministro dell’Agricoltura tedesco Julia Kloeckner propone di impiegare come lavoratori stagionali in agricoltura i lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione per colmare il vuoto di 300.000 unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni, che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i soliti 10.000 lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta delle fragole. In Italia, su sollecitazione del presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha prorogato fino al 15 giugno i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne.

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