Il crollo delle attività di ristorazione per lo stop forzato di alberghi, bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha avuto un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di almeno 1,5 miliardi di euro per i mancati acquisti in cibi e bevande. Emerge da un’analisi Coldiretti sugli effetti della riduzione del 9,5% del fatturato dell’industria alimentare registrato dall’Istat ad aprile rispetto all’anno precedente per l’emergenza Coronavirus.
Il lungo periodo di chiusura, sottolinea la Coldiretti, ha pesato su molte imprese dell’agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale commercializzazione per fatturato.
Nonostante la riapertura, conclude la Coldiretti, permane tutt’ora una situazione di difficoltà nella ristorazione per una diffidenza diffusa, la chiusura degli uffici con lo smart working e per l’assenza totale del turismo di italiani e stranieri.
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