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CORRIERE DEL VENETO/IMPRESE

II valore di un appezzamento ad Amarone è cresciuto del 1.357% in 50 anni, nella “cru” del Cartizze si arriva a 1,5 milioni per ettaro (ma nessuno vende). “Oggi è meglio comprare un vigneto che un appartamento”. C’era una volta il Nordest dei capannoni e delle villette. Costruivi, costruivi, costruivi. E dal cemento spuntavano soldi e interessi. Adesso è iniziata l’era del vigneto. Che a spremere i grappoli d’uva si ottiene non solo il divino nettare, ma anche un pragmatico profitto. “Comprate terreni. Non ne fabbricano più”. Mark Twain lo diceva già nell’America dell’Ottocento. E il dogma oggi viene clonato con un sorriso da Christian Marchesini, presidente regionale dei viticoltori di Confagricoltura e del Consorzio tutela vini Valpolicella: “Con le prospettive di crescita che ci sono oggi nel Veronese, sicuramente meglio comperare un vigneto che un appartamento”. Ecco una mappa dei valori fondiari dei vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Per pesarli, vanno piantati due paletti: stando ad alcune stime dell’Istituto nazionale di economia agraria, che elabora la relativa banca dati, un ettaro di terreno agricolo vale in media circa 20 mila euro, se coltivato a vite sale a 36 mila. Dentro il mondo dei vitigni, poi, ci sono le eccellenze. Le stime sono fatte dai professionisti del settore di Wine News. “In Alto Adige i terreni sono valutati intorno ai 500.000 euro per ettaro per via delle particolari condizioni di impianto, dei terrazzamenti e della scarsità di vigneti sul mercato spiegano -, mentre in Franciacorta siamo sui 250.000 euro per ettaro; nell’area del Barolo, in Piemonte, a 400.000 euro, ma i cru più importanti superano il milione”. Ancora: i terreni a Barbaresco oscillano tra i 350 e i 4oo mila per ettaro, stesso valore del Brunello di Montalcino e superiore al Bolgheri, quotato tra i 250 e i 300 mila a ettaro. Meno alti i valori del Friuli Venezia Giulia. Robert Princic è il presidente del consorzio del Collio: “Anni fa, il nostro territorio era più ambito - spiega -, adesso i vitigni sono stimati attorno ai 200 mila euro l’ettaro. La qualità dei nostri vini è riconosciuta a livello mondiale. Stiamo investendo sulla qualità e stiamo portando la denominazione alla Docg. Oltre al Pinot grigio investiamo sugli autoctoni ma anche sul Collio bianco per valorizzare la nostra denominazione”. Sempre stando ai dati di Wine News, nell’ultimo mezzo secolo, l’incremento di valore di un ettaro di vigneto a Brunello è stato del 2.474%, quello dell’Amarone del 1.357%, del Barbaresco del 257%, del Barolo del 206%, del Chianti Classico del 129%. Concentrandosi sul rosso veronese, se nel 1966 un ettaro di terreno vitato o vitabile (fabbricati annessi) si comprava con 3,5 milioni di lire, oggi vale mezzo milione di euro. “Nel caso dell’Amarone - spiega Alessandro Regoli, direttore di Wine News - il processo di valorizzazione, quasi tutto da collocare nella seconda metà degli anni Novanta, è stato più concentrato nel tempo grazie ai produttori, che hanno saputo valorizzare il loro patrimonio storico”. Marchesini va oltre: “Stimiamo valori tra i 400 e i 6oo mila euro all’ettaro. E il motivo è semplice: qui nessuno vuole vendere, chi ha un terreno se lo tiene bello stretto”. Ma a cercare i veri picchi di valore c’è una zona unica, stupenda come la perfezione con la quale mani sapienti hanno ricamato colline e anfratti: sono i 107 ettari del Cartizze, la “cru” della Docg del Prosecco, dove Rigoni stima anche “a più di un milione, fino a un milione e mezzo”, il valore dei terreni. Innocente Nardi è il presidente del Consorzio della Docg di Conegliano e Valdobbiadene: “E’ il nostro genius loci. La verità è che i vigneti non sono in vendita, c’è troppa domanda e pochissima offerta. E così i prezzi si impennano ai livelli dei grandissimi rossi”. Stando alle stime di Wine News, nell’area della collina circostante i valori si abbassano tra i 300 e i 380 mila euro all’ettaro (zona Docg), salvo poi scendere a 120-150 nell’area allargata del Prosecco Doc. Una zona in crescita tumultuosa, che è giunta a 23.250 ettari complessivi, includendo anche l’appendice friulana, che è anche l’emblema dello sviluppo delle bollicine. Il presidente è Stefano Zanette: “Non è facile definire l’equilibrio sui mercati - spiega -. Bisogna trovare una forma di equità tra il lavoro dei viticoltori e quello degli imbottigliatori. Il terreno è patrimonio aziendale, ma se l’uva vale troppo poi non riusciamo più a vendere le bottiglie”. Riflessioni al centro del dibattito in questi giorni: l’ettaro dove è possibile piantare Glera (l’uva che dà il Prosecco) è stimato a 15o mila euro, ai quali serve aggiungere circa 50 mila euro per l’impianto del vigneto e reggere i tre anni di attesa prima della piena produzione. In molti si stanno facendo questi conti. L’ultimo dato certo è al 31 luglio dello scorso anno: al Veneto mancavano 2.550 ettari per “saturare” la zona Doc, ai quali si sommano i 3.000 aggiuntivi votati dall’assemblea dei soci lo scorso 28 aprile. Moltiplicate per 2-300 mila euro e otterrete un totale che supera il miliardo di euro. Altro che appartamenti, i palazzi adesso si costruiscono con i vigneti.

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