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Corriere Vinicolo

Brunello da 30 e lode ... Il Consorzio festeggia la trentesima edizione di Benvenuto Brunello con record di vendite mai registrati e si affida all’Osservatorio del vino di Unione Italia Vini per completare la conoscenza dei mercati mondiali e il proprio posizionamento commerciale. Impressionanti i dati sull’analisi dell’incremento dei valori fondiari, +2.000% rispetto al 1992, e della disoccupazione, meno del 2%. Il commento del presidente Fabrizio Bindocci e le motivazioni dell’adesione all’osservatorio delle Denominazioni di origine nelle parole del direttore Michele Fontana... “Non vogliamo apparire i più bravi ma non vogliamo nemmeno nascondere i successi sotto il tappeto”, ha esordito cosi Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, lo scorso 19 novembre all’apertura di “Benvenuto Brunello” 2021. L’anteprima nata trenta anni fa è stata anticipata a novembre, rispetto al consueto mese di febbraio, per scelte commerciali, individuando in questo periodo dell’anno il momento migliore per il lancio delle nuove annate.Si tratta della 2017 per il Brunello, della 2016 per la Riserva e della 2020 per il Rosso, frutto di vendemmie totalmente diverse per qualità e quantità ma incanalate tutte nell’esplosione del successo commerciale del Brunello, dati riportati dal Consorzio sono chiari e parlano di un record assoluto di contrassegni di Stato consegnati a ottobre, ben 1,5 milioni che corrispondono a un +105% sullo stesso mese del 2020, annata sicuramente diversa dal solito per le vicende Covid, ma anche a un +177% rispetto alla media degli ultimi 13 anni. In volumi questo porta a 8,5 milioni le bottiglie lavorate per essere immesse sul mercato solo nei primi 10 mesi del 2021, ovvero il 53% in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Bene anche il Rosso di Montaicino, +14% sempre nei primi 10 mesi dell’anno. A confermare i record di vendite c’è, di converso, la diminuzione delle giacenze dell’imbottigliato in cantina, calate di un quarto rispetto allo scorso anno, mentre i 10 milioni di bottiglie dell’annata 2015 sono praticamente già esauriti. Gli undici giorni di “Benvenuto Brunello” a novembre, con la novità della non-attribuzione delle stelle all’annata 2021 non essendo i vini ancora pronti (assegnazione che quindi slitterà al 2022, così come negli anni a venire), hanno visto il Consorzio snocciolare una quantità di dati più ricca del solito, insieme a importanti novità. La prima riguarda forse proprio il passaggio, almeno questo è l’obiettivo, dal potenziale al reale. Se infatti fino ad oggi il Consorzio basava le proprie stime solo sulle fascette di stato rilasciate da Valoritalia come ente certificatore, con l’ingresso nell’Osservatorio del vino di UIV si potrà invece avere una fotografia puntuale di volumi, valori e prezzi dei vini messi in commercio, tramite i dati effettivi di vendita delle varie aziende, che li forniranno in modo anonimo. Il processo, già attivo in altri grandi Consorzi (Franciacorta, Prosecco, Chianti Classico), si allargherà, con il supporto del nuovo servizio attivato da Unione Italiana Vini, anche a una visione internazionale grazie all’Osservatorio delle Denominazioni d’origine, uno spazio condiviso dove i Consorzi partecipanti potranno valutare le proprie performance confrontandole con quelle dei loro omologhi di altri territori del vino italiano, con l’obiettivo di fare squadra ovviamente. “A spingerci verso questo nuovo strumento è stata la necessità di avere informazioni che oggi non abbiamo - ha chiarito il direttore del Consorzio, Michele Fontana -, ci troviamo spesso a confrontarci su sensazioni, supportate al massimo dai dati dei produttori che siedono nel Cda. E invece abbiamo bisogno di capire esattamente come sono posizionati i nostri prodotti, conoscere valori e canali di ogni mercato, nazionale e internazionale. Siamo convinti che oggi sia fondamentale per un consorzio importante come il nostro riuscire a operare un salto di qualità nelle analisi delle informazioni, che sono la base su cui determinare le strategie di promozione e di immagine della denominazione. Il nostro impegno sta ora nel dialogo con le aziende, affinché comprendano il valore del loro apporto e soprattutto che il sistema garantisce l’assoluto rispetto dell’anonimata A inizio anno avremo i primi report e sono sicuro che, pur potendo contare già su un campione analitico significativo per la Denominazione, da quel momento altri decideranno di aderire. Il sistema ha ancora margini di miglioramento, tuttavia penso che avere questi dati sia fondamentale, potremo infatti capire dove i nostri vini scontano delle difficoltà, come posizionamento o come penetrazione, per decidere di conseguenza come agire a livello di Consorzio. È importante per esempio capire i prezzi medi reali di vendita dei vari canali, considerando anche quanto è importante per Montalcino l’acquisto in cantina. Infine abbiamo deciso di partecipare all’Osservatorio delle Denominazioni italiane dell’UIV perché, nonostante sia difficile condividere determinate informazioni anche con potenziali competitor,crediamo sia fondamentale uscire dalla mentalità dell’orticello. Mentre per l’azienda il discorso da fare sarebbe diverso - conclude Fontana - per i Consorzi, in quanto enti di tutela e promozione, questo spirito di collaborazione dovrebbe essere dominante, se su un mercato estero riusciamo tutti insieme a migliorare percezione, posizionamento e valore del vino italiano ne guadagniamo tutti”. A consacrare definitivamente il prestigio della Denominazione è lo studio realizzato da WineNews per i trenta anni di Benvenuto Brunello, che racconta di un vigneto il cui valore complessivo oggi è stimato intorno ai 2 miliardi di euro.Questo grazie a un impressionante incremento dei valori fondiari: un ettaro di terreno vitato di Brunello di Montalcino nel 1992 veniva venduta a circa 40 milioni di vecchie lire (36.380 euro attuali secondo i coefficienti Istat), mentre oggi il prezzo è salito intorno ai 750.000 euro, ovvero si è quasi moltiplicato per 20. Una rivalutazione record pari a un +1.962%, che raggiunge il +4.500% se si allarga l’orizzonte temporale al 1966, quando un ettaro di vigna costava 1,8 milioni di lire. Una specie di “miracolo economico” testimoniato anche dal ruolo sociale della produzione vitivinicola, per un contesto nel quale lavorano persone provenienti da 70 Paesi diversi e la disoccupazione non arriva al 2%. Nelle ultime tre decadi si sono infatti moltiplicate le aziende di stampo agrealimentare e legate all’ospitalità, anche visti i numeri dell’enoturismo che qui significa arrivi per circa 1 milione di visitatori ogni anno.

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