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Crescita dell’840% sul 2013, per un giro d’affari 2014 che supera i 4,3 miliardi di euro: ecco il business della mafia a tavola, che danneggia produttori onesti del made in Italy, consumatori e Stato, nel rapporto “Ecomafie 2015” di Legambiente

Un crescita dell’840% sul 2013, per un giro d’affari che, nel 2014, supera i 4,3 miliardi di euro: ecco il business della mafia a tavola, che danneggia tutti, produttori onesti del made in Italy, consumatori e Stato. Ecco la drammatica, e purtroppo non più insolita, fotografia di un nuovo fronte della criminalità ambientale scattata da Legambiente che anticipa, a FestambientExpo all’Expo a Milano, i dati sulle “agromafie” del prossimo rapporto annuale “Ecomafie 2015”.
Uno scorcio di illegalità che nell’agroalimentare vede consumarsi più di 21 reati al giorno: in tutto 7.985 le infrazioni penali accertate nelle varie filiere agroalimentari, con 14.917 denunce penali e 126 arresti, a fronte di quasi 200 mila controlli effettuati dalle forze dell’ordine, e il sequestro di beni per un valore stimato di oltre 3,6 miliardi (cifra che schizza a più di 4,3 miliardi se si aggiungono anche il valore delle sanzioni e i contributi illeciti percepiti).
A spartirsi la torta ci sono ben 30 clan mafiosi: dai Gambino ai Casalesi, dai Mallardo alla mafia di Matteo Messina Denaro, dai Morabito ai Rinzivillo, e così via. Ma a non ci sono solo i clan e la criminalità organizzata, spiega Legambiente: basti pensare allo “spaccato di un’imprenditoria truffaldina e pericolosa pronta a calpestare ogni legge pur di lucrare”. Ed è così che la fila si allunga di “un lungo campionario di contraffazioni, adulterazioni, sofisticazioni, che colpiscono soprattutto i marchi a denominazione protetta, vanto dell’enogastronomia di qualità”.
Tanti sono infatti anche i reati nel settore della commercializzazione e lavorazione dei prodotti ittici: sono stati 5.934 che hanno portato a 353 denunce penali e al sequestro di prodotti per 31,6 milioni, a 949 strutture chiuse e sequestrate, a più di 291 milioni di capi e confezioni sequestrate. Il numero più alto di denunce penali riguarda il settore carni e allevamenti (761), seguito dalla ristorazione (751), latte e derivati (447), farine, pane e pasta (393). Cresce anche l’illegalità derubricabile sotto la voce “frodi all’Unione europea”, con 65 infrazioni penali e 3.000 denunce penali (i controlli nel 2014 sono stati oltre 8.000).
“Abbiamo il dovere di impegnarci per liberare il cibo dalla presa criminale e dal malaffare - ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice nazionale Legambiente - Le organizzazioni criminali sono tornate forti e sono tornate alla terra. E spesso a pagare siamo noi, in termini di salute, ma anche di denaro. Occorre aprire una stagione nuova del cibo e dell’alimentazione”.

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