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CRISI & AGRICOLTURA - CONFAGRICOLTURA: DARE A IMPRESE TERRENI STATO (10 MILIARDI DI EURO)

Mettere a disposizione delle imprese agricole italiane i terreni dello Stato per far crescere i produttori in dimensione e competitivita'. E' la proposta di Confagricoltura, che arriva dalla tre giorni del "Forum Futuro Fertile" di Taormina. In mano agli enti pubblici ci sono 2,6 milioni di ettari di terreni inutilizzati, per un valore stimato in circa 10 miliardi di euro. Terreni che le aziende potrebbero sfruttare per far fronte all'annoso problema delle piccole dimensioni della maggioranza delle imprese agricole italiane, le quali avrebbero cosi' l'opportunita' di aumentare la propria produzione e anche di creare nuova occupazione. Senza contare, rileva Confagricoltura, che ormai da diversi anni la superficie agricola nazionale e' in calo: dagli anni '80 sono stati persi oltre 3 milioni di ettari di Sau (Superficie Agricola Utilizzata), pari a circa un quinto della superficie agricola complessiva. E al contempo e' cresciuta l'esigenza di incrementare le produzioni: la recente crisi ha dimostrato che l'auto-approvvigionamento di materie prime agricole e' sempre piu' strategico, e lo sviluppo di nuove filiere, come quelle delle energie rinnovabili derivanti dall'agricoltura, richiede maggiori produzioni. Servono dunque maggiori estensioni di superfici agricole, ma le poche disponibili sul mercato hanno prezzi elevatissimi. E' per rispondere a queste esigenze che Confagricoltura propone il ricorso agli ettari gestiti dagli Enti Pubblici (Stato, Regioni, Province, Comuni, ma anche ospedali, enti ecclesiastici, fondazioni, scuole agrarie, ecc.). Si parla di quasi 3 milioni di ettari di superficie agricola, che include 1 milione di ettari di Sau (seminativi, arboree, prati e pascoli) e 1,6 milioni di ettari di boschi. Il resto e' costituito da superfici non utilizzate e altre superfici. L'attenzione di Confagricoltura si incentra in primo luogo sulle "superfici non utilizzate" (attualmente 137 mila ettari circa, pari al 50% del calo della Sau dal 2000 al 2007), che possono essere destinate nuovamente alla produzione estensiva, per fini alimentari e non. Poi sulle aree a seminativi che potrebbero essere valorizzate con interventi di miglioramento delle tecniche di produzione per aumentare le rese e la redditività per ettaro. La produzione che ne deriverebbe potrebbe essere in parte finalizzata alla trasformazione con destinazione "non alimentare" in filiere innovative, come quelle dell'energia rinnovabile. Infine, per quanto riguarda le superfici forestali, una corretta manutenzione di parte di queste, oltre a diminuire il rischi di incendi, potrebbe essere finalizzata alla produzione di biomasse legnose da destinare alla trasformazione in energia rinnovabile.

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