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CRISI & AGRICOLTURA: SONO PIÙ LE AZIENDE CHE CHIUDONO CHE QUELLE CHE APRONO, E IL SETTORE HA IL SALDO PIÙ NEGATIVO DI TUTTI: -13.335 UNITÀ. LO DICE CONFAGRICOLTURA SU DATI UNIONCAMERE. “MA LE IMPRESE AGRICOLE NON SI ARRENDONO”

Sono più le aziende agricole che chiudono, di quelle che nascono e, in assoluto, l’agricoltura è il settore produttivo che ha il saldo negativo maggiore (-13.335 unità). Lo sottolinea Confagricoltura sui dati di Unioncamere sulla nati-mortalità delle imprese italiane nei primi 3 mesi dell’anno. Ma questo in assoluto, non vuol dire che l’agricoltura italiana sia allo sbando. “Il dato è in linea con una tendenza alla razionalizzazione che si registra da diversi anni - dice il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - ma è il segno di una sofferenza in cui si trovano ad operare tante imprese agricole che non trovano margini di redditività. Tutte le analisi qualitative fino ad oggi condotte individuano un ristretto raggruppamento, di circa il 2% delle imprese esistenti, in grado di generare massa critica. Si tratta di 30.000 mila imprese da cui deriva gran parte del fatturato, del valore aggiunto e dell’occupazione del sistema agricolo nazionale. Ciò detto, che la crisi faccia sentire i suoi effetti e aggravi la situazione è fuori discussione, ma non vorrei però che emergesse dalle analisi sulla crisi l’immagine di un’agricoltura che si arrende. Ci sono imprese agricole strutturate, moderne e competitive che hanno messo in atto, già da tempo, precise strategie per fronteggiare le criticità. Come è emerso nell’indagine che abbiamo svolto recentemente con il Censis, le imprese più evolute hanno adeguato gli impianti e le strutture produttive (il 75% delle aziende più evolute), ridefinito le politiche di vendita (59%), riorganizzato le procedure di lavoro (57,3%), individuato nuove produzioni e colture (51,7%), ridefinito le funzioni di vertice (30,3%). Solo il 3,7% del campione intervistato non ha apportato alcun cambiamento”.

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