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CRISI: DISTILLERIE IN ITALIA SOFFRONO MA RESISTONO E CREDONO IN RIPRESA. VENDITE, INVESTIMENTI E OCCUPAZIONE TENGONO IN TERZO TRIMESTRE 2012. NOTA DOLENTE LO STATO FINANZIARIO: IL 62% FRONTEGGIA GLI IMPEGNI FINANZIARI CON DIFFICOLTÀ. COSÌ ASSODISTIL

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Le distillerie italiane soffrono, ma reggono alla crisi

Le distillerie italiane soffrono, ma reggono la crisi e credono nella ripresa (circa il 30% ha investito nella propria azienda): vendite, investimenti e occupazione (il 91,7 delle distillerie manterrà invariato il numero dei dipendenti) reggono nel terzo trimestre del 2012, nonostante le difficoltà finanziarie. La nota dolente riguarda proprio la situazione finanziaria, con il 48% delle imprese che sottolinea che i tempi dei pagamenti si sono allungati: sono le aziende al di sotto dei 9 addetti le più in difficoltà (77%), in particolare al Centro-Sud. Inoltre, il 62% delle distillerie affermano di aver fatto fronte ai propri impegni finanziari, ma con difficoltà. Circa il 15% del fatturato delle distilleria proviene dalla vendita dei loro prodotti all’estero e il mercato più importante resta l’Europa, seguito da Nord America ed Estremo Oriente. Nessuno, però, pensa a delocalizzare l’attività. Ecco lo stato di salute del settore nella fotografia scattata da AssoDistil, l’Associazione Nazionale degli Industriali Distillatori, con il rapporto “Osservatorio congiunturale sull’industria dei distillati”, studio effettuato da Format, società specializzata in ricerche di mercato.

“Le nostre aziende - spiega il presidente di AssoDistil Antonio Emaldi - hanno dimostrato di credere ancora nell’Italia, continuando ad investire, a dare lavoro, a creare valore aggiunto, evitando di delocalizzare. Sono perlopiù piccole aziende che si basano su una tradizione familiare, eppure hanno mostrato grande capacità di reazione. I distillati rappresentano un pezzo importante del made in Italy e per questo meritano tutela e riconoscimento da parte delle istituzioni di settore, italiane ed europee”.

Rispetto al complesso delle imprese italiane, le aziende della distillazione sembrano affrontare meglio la crisi. All’interno del settore, secondo l’analisi di Format, le imprese più solide sono quelle più grandi (oltre 49 addetti), mentre le più piccole esprimono segnali di sofferenza. In particolare, è il Nord-Ovest a contare sulle migliori prestazioni economiche, soprattutto tra le grandi imprese, che, nel 50% dei casi, parlano di crescita. A marcare la differenza tra le distillerie e gli altri settori produttivi è la tenuta dell’occupazione: nel terzo trimestre dell’anno, il saldo tra le aziende che hanno aumentato l’occupazione e quelle che l’hanno ridotta è positivo. Buone le previsioni per la fine del 2012: il 91,7 delle distillerie manterrà invariato il numero dei dipendenti.

Le note dolenti dell’Osservatorio congiunturale riguardano invece la situazione finanziaria e creditizia. Secondo lo studio, i clienti delle imprese hanno dilazionato i tempi dei pagamenti, eguagliando quelli della totalità dell’industria italiana. Quasi il 48% delle imprese della distillazione sottolinea come i tempi dei pagamenti si siano allungati. In particolare, sono le aziende al di sotto dei 9 addetti le più in difficoltà (77%), in particolare al Centro-Sud. Inoltre, il 62% delle distillerie affermano di aver fatto fronte ai propri impegni finanziari, ma con difficoltà. Per quanto riguarda il rapporto con il credito, nel terzo trimestre, soltanto il 21% delle imprese della distillazione si è rivolta alle banche per chiedere finanziamenti. Di queste, meno della metà hanno visto accogliere le proprie richieste, mentre quasi il 10% se lo è visto rifiutare.

Eppure, circa il 30% delle distillerie ha investito nella propria azienda, in particolare in macchinari (30%), in pubblicità e comunicazione sul marchio (34,5) , in innovazione di processo (19%). In media, circa il 15% del fatturato delle distilleria proviene dalla vendita dei loro prodotti all’estero. Il mercato più importante resta l’Europa, seguito da Nord America ed Estremo Oriente. Nessuno, però, pensa a delocalizzare l’attività.

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