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CRISI: LA FEDERALIMENTARE DA’ I DATI: EXPORT +10% IN 2008, MA 2009 IN FRENATA. IL 2008 CHIUSO MOLTO BENE ANCHE SUL FRONTE DEL SALDO COMMERCIALE, A 3,52 MILIARDI DI EURO (+22,7%). IL PRESIDENTE AURICCHIO: “ETICHETTATURA UN AGGRAVIO”

Nel 2008 l’export alimentare ha fatto registrare un rilevante +9,7% in valuta, a 19,57 miliardi di euro. Lo rende noto il presidente di Federalimentare, Gian Domenico Auricchio, nel presentare il bilancio 2008 dell’industria del settore. Si tratta di un risultato significativo - nota ancora Auricchio - che ha consentito all’intero settore di reggere dinnanzi alla sfavorevole congiuntura internazionale, ma l’allargarsi della crisi economica internazionale fa temere per il 2009, in cui l’export “potrebbe ridursi di alcuni punti percentuali”. Il 2008 si è chiuso molto bene anche sul fronte del saldo commerciale, a 3,52 miliardi di euro (+22,7%). Le importazioni hanno totalizzato 16,05 miliardi di euro (+7,2%). Il +10% messo a segno dall’export alimentare nel 2008 - osserva Federalimentare - è maturato grazie all’exploit messo a segno nella prima parte dell’anno, allorchè i tendenziali avevano oscillato attorno al +16% in valuta e al +4% in quantità.

Negli ultimi mesi, con il precipitare della crisi economica globale, si è invece registrata una brusca frenata anche delle esportazioni: sull’export 2009 - nota ancora Federalimentare - si farà sentire la riduzione della capacità di assorbimento dei mercati e, in particolare, di sbocchi fondamentali come Usa, Germania e Regno Unito.

Da due anni ormai i consumi interni dei prodotti alimentari presentano fenomeni di erosione e le vendite a prezzi correnti si sono fermate nel 2008 sul +1,0%. Lo rileva Federalimentare, nel presentare il bilancio 2008 dell’industria del settore. I prezzi alimentari al consumo (lavorato + fresco) hanno oscillato in media attorno al +5%, anche se in chiusura d’anno sono scesi sotto il +3%. E’ chiaro quindi - sottolinea Federalimentare - che l’incremento del fatturato delle vendite alimentari dell’1,0% non ha coperto l’inflazione, per cui i volumi 2008 hanno ceduto. In questo contesto - conclude Federalimentare - la grande distribuzione ha mantenuto in media tre punti di scarto sul trend delle vendite dei piccoli esercizi. Hanno accelerato ancora “hard discount”, “primi prezzi” e “promozioni”, a testimonianza delle tendenze “low cost” nella spesa degli italiani.

“Specialmente in un momento critico - spiega Gian Domenico Auricchio, presidente di Federalimentare, commentando il recente ddl sull’etichettatura - come quello presente, la trasformazione alimentare del Paese non può farsi carico di oneri aggiuntivi pesanti come quelli legati all’indicazione in etichetta dell’origine geografica delle materie prime utilizzate”. ‘‘Per un settore fisiologicamente e largamente legato alle importazioni di materie prime, e che è già sottoposto a garanzie igienico-sanitarie esemplari - aggiunge Auricchio - queste misure di matrice solo nazionale risultano discriminanti e penalizzanti nella gestione delle aziende, onerose e senza concreti vantaggi per il consumatore”.

“Il made in Italy alimentare, inoltre, è diventato così richiesto sui mercati, non per le materie prime, ma per le ricette, la cultura, il lavoro degli imprenditori nazionali”. “In un contesto di crisi che preoccupa - prosegue Auricchio - per la sua intensità e velocità - continua Auricchio - bisogna cercare sostegno al settore attraverso una promozione coordinata dell’export, una maggiore razionalizzazione e trasparenza dei rapporti con la distribuzione e il decollo della Camera di conciliazione tra i fornitori industriali e la distribuzione”.

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