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Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -43% dei pomodori al -27% per il grano duro, fino al -30% per le arance sul 2015. La denuncia arriva dalla Coldiretti, davanti agli agricoltori scesi a Bari per difendere l’agricoltura italiana

Crollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -43% dei pomodori al -27% per il grano duro, fino al -30% per le arance sul 2015. La denuncia arriva dalla Coldiretti, davanti alle migliaia di agricoltori scesi a Bari con i trattori per difendere l’agricoltura italiana, messa in ginocchio da quotazioni in campagna al di sotto dei costi di produzione. Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono, come denuncia la Coldiretti, solo alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni che subiscono anche la pressione delle importazioni, determinate dagli accordi agevolati. È il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia. L’Egitto, inoltre, nel periodo che va dall’1 febbraio al 14 luglio può esportare a dazio zero uva da tavola nei territori dell’Ue con un impatto sulla produzione nazionale che nel mezzogiorno arriva sul mercato già a partire da maggio.
L’accordo con il Marocco, in maniera articolare, è fortemente contestato dai produttori agricoli, perché nel Paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute, vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera. Il risultato, sottolinea la Coldiretti, è che le quotazioni al produttore agricolo sono praticamente dimezzate rispetto al 2015, su valori inferiori ai costi di produzione, che sono insostenibili e mettono in dubbio il futuro stesso della coltivazione in Italia. Secondo l’Ismea, nel mercato di Vittoria in Sicilia i pomodori ciliegini sono stati quotati ad inizio marzo appena 0,58 euro al chilo, mentre quelli tondi lisci addirittura 0,35 euro al chilo.
“Il settore agricolo diventa - denuncia il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - merce di scambio senza alcuna considerazione del pesante impatto sul piano economico, occupazionale ed ambientale sui nostri territori. Ora si attivino urgentemente le clausole di salvaguardia previste dall’accordo, vista la grave perturbazione di mercato creata dall’eccessivo aumento delle importazioni”. In difficoltà anche gli agrumi, con una pianta di arance su tre (31%) che è stata tagliata negli ultimi quindici anni, mentre i limoni si sono dimezzati (-50%) e le piante di clementine e mandarini si sono ridotte del 18%. Sotto accusa è il fatto che a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge che aumenta la quantità minima di succo nelle bibite a base d’arancia dal 12 al 20%, non è stato ancora emanato il decreto applicativo. Ma manca trasparenza anche sulla reale origine dei succhi di frutta in etichetta.
Senza dimenticare il peso dell’embargo russo, che è costato all’Italia 240 milioni di euro nel 2015 nel solo settore agroalimentare. La Russia, ricorda la Coldiretti, ha sancito l’embargo totale per una importante lista di prodotti agroalimentari, con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. Tra i prodotti dell’agroalimentare made in Italy più colpiti direttamente dall’embargo, la frutta, le carni e frattaglie, i formaggi e latticini.

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