Da novembre, frantoi, negozi o agricoltori potranno vendere l'olio vergine e quello extravergine solo in bottiglie o in lattine della capacità massima di 5 litri. Obbligatoria l’etichetta che dovrà specificare il tipo d’olio, chi l’ha prodotto e, naturalmente, la quantità: “E’ un primo passo per tutelare i consumatori - ha commentato Nicola Ruggiero, presidente dell’Unaprol, una delle associazioni di produttori”. Da novembre, dunque basta olio vergine ed extravergine sfuso.
L’Unione Europea ha scelto la linea dura per mettere un freno alle continue frodi nel settore e per garantire il consumatore sulla qualità di quello che compra. Non ci sono invece novità riguardo all’etichetta che deve riportare la provenienza delle olive: per ora rimane facoltativa. Spiegano a Bruxelles: “Non ha senso rendere obbligatoria l’indicazione sull’origine in mancanza di un valido sistema di tracciabilità e di controllo su tutto l’olio in circolazione”.
Focus - Ancora in ballo la vicenda etichetta
Dall’autunno 2001, si può scrivere in etichetta la provenienza delle olive. I nostri olivicoltori chiedevano che l’indicazione fosse obbligatoria. La richiesta per ora non è passata, ma è sempre un bel passo avanti rispetto alle norme precedenti secondo le quali la dicitura “made in Italy” poteva essere utilizzata per indicare il luogo dove l’olio veniva spremuto. Cioè, si poteva definire italiano un olio ottenuto da olive importate da Marocco, Tunisia, Grecia, Spagna, purché queste fossero lavorate in Italia. Oggi non è più così, e se il luogo da dove arrivano le olive è diverso da quello della frangitura, questo va specificato.
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