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Da portare in tavola per condividere il piatto simbolo del made in Italy e la lotta contro le mafie arriva “Venti Liberi”, un pacco di pasta che racconta venti anni di storia di Libera che tutti possono sostenere. Come fanno gli agricoltori della Cia

Non Solo Vino
Venti Liberi la pasta di Libera Terra contro le mafie

Da portare in tavola per condividere il piatto simbolo del made in Italy e la lotta contro le mafie: arriva “Venti Liberi”, un pacco di pasta particolare che racconta una storia lunga vent’anni. Quella di Libera, nata nel 1995 per dare concretezza a una speranza: liberare l’Italia dalle mafie e dalla corruzione, con l’impegno ed il sacrificio di grandi e piccole associazioni nazionali, gruppi di volontariato, parrocchie, scout affiancati da magistrati, giornalisti, politici sensibili e attenti. Un percorso che in questi vent’anni ha portato a lavorare insieme oltre 1.600 associazioni, gruppi e le realtà di base - accanto a più di 4.000 scuole e 60 Facoltà universitarie - per impegnarsi sul versante dell’educazione alla legalità, sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, nella vicinanza dei familiari delle vittime innocenti delle mafie e ai testimoni di giustizia, nella lotta alla corruzione, al doping, all’usura e al gioco d’azzardo. Vent’anni che Libera sceglie di festeggiare insieme agli italianio, a tavola in un clima di convivialità. Prodotta in esclusiva e in edizione limitata per l’importante ventennale, “Venti Liberi”, presentata oggi a Roma, alla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori dal fondatore di Libera Don Luigi Ciotti e dalla vicepresidente della Cia Cinzia Pagni e disponibile nelle piazze, il 14 e il 15 novembre, nella giornata nazionale “Venti Liberi”, è il frutto di questo lavoro, reso possibile grazie alla collaborazione con il Consorzio Libera Terra Mediterraneo e uno dei pastifici artigianali che fanno parte dell’eccellenza del nostro paese, quello Afeltra di Gragnano.
“Una pasta libera - ha detto Don Ciotti - una pasta fatta da chi vuol dare un contributo al bene comune e lavora per restituire la terra e i suoi frutti alla collettività, nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Una pasta che ha il sapore di libertà, resistente a mafie e corruzione. Una pasta che arriva sulle tavole degli italiani per risvegliare le coscienze”.
La giornata nazionale “Venti Liberi” sarà in realtà una due giorni di banchetti, iniziative, feste, musica con appuntamenti in tutta Italia. Protagonista questa pasta speciale, per assaporare la concretezza del grano con cui è fatta, coltivato nei terreni confiscati alle mafie, gestiti dalle cooperative di Libera Terra e dai produttori che ne condividono il progetto di riscatto da ogni forma d’illegalità. La qualità della semola di grano duro, l’estrusione in trafile al bronzo, l’essiccazione lenta e a basse temperature in celle statiche, secondo l’antica tradizione artigianale, fanno di questi “Spaghettoni” una pasta eccezionale, unica per il gusto, ruvida, porosa e inconfondibile per la consistenza.
“L’obiettivo comune di Libera e Cia - ha aggiunto la Pagni - è quello di ripartire dall’agricoltura per proporre un modello di sviluppo alternativo alla logica del sopruso e del ricatto. Dimostrare che ciò che la mafia ha sottratto alla collettività, con la violenza e l’intimidazione, può essere restituito alla società civile e può creare, attraverso il lavoro sui terreni agricoli “liberati”, nuove opportunità di sviluppo e di occupazione e un sistema produttivo basato sulla qualità”.
La collaborazione tra Cia e Libera è iniziata nel 2001, anno della fondazione della prima cooperativa “Placido Rizzotto” nel palermitano, ed è stata sancita nel 2008 da un protocollo d’intesa con cui la Confederazione si impegna attraverso le sue strutture e i suoi tecnici a fornire consulenza e assistenza alle cooperative e ai soci del progetto Libera Terra nella gestione dei terreni confiscati alla criminalità organizzata.
Info: http://sostieni.libera.it/

Focus - L’appello: “via mafiosi e caporali dai campi”. Lo lanciano Libera e gli agricoltori della Cia
Proprio nel momento in cui il Governo, a seguito delle tragiche morti avvenute nei mesi scorsi, si appresta a varare misure penali che rafforzano la lotta al caporalato e all’illegalità Cia e l’Associazione Libera, guidata da Don Ciotti, rafforzano la loro collaborazione promuovendo, non solo la pasta “Venti Liberi”, ottenuta dalle terre confiscate alla mafia, nel ventennale della fondazione di Libera, ma anche l’agricoltura sana quale grande risorsa per il Paese, grazie alla sua forza economica, anche in termini di valenza sociale e occupazionale. “Ciò che muove la terra deve rappresentare un’opportunità di benessere per tutti, ma questo sarà possibile quando nei campi regnerà la legalità assoluta. Il comparto potrà garantire 250.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni, e con un’agricoltura sana, con un appeal più forte sarà più facile dar vita ad un vero ricambio generazionale nelle aziende, oltre a farne nascere di nuove. Le agromafie - ricorda la Cia - hanno tolto, in un trentennio, più di 100 miliardi di euro all’economia legale dell’agricoltura e dell’agroalimentare, il fenomeno seppur contrastato non è definitivamente debellato, così come l’odiosa pratica del caporalato che ancora miete vittime in campagna”.
Proprio sul tema del caporalato la Cia è da sempre in prima linea, si è dotata di un “codice etico” interno che prevede l’espulsione degli iscritti che si dovessero macchiare di questo reato. Ma in termini di controlli e di responsabilità chiede che “tutti facciano la loro parte, Istituzioni in testa. Perché è chiaro che le eccellenze del nostro made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita degli agricoltori”.
In questo senso, “la Rete del lavoro agricolo di qualità” varata recentemente dal Governo è uno strumento importante, sottolinea la Cia, soprattutto se l’iscrizione alla Rete prevederà il riconoscimento di adeguate forme di premialità. Un sistema virtuoso cui possono aderire le imprese agricole che operano nel rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro. Con un approccio finalmente teso a sviluppare non solo azioni punitive, ma anche azioni positive innescando una buona contaminazione tra imprese virtuose, che vedono nell’adesione l’inserimento in un contesto di trasparenza, di collaborazione con le amministrazioni preposte.
E’ evidente, però, conclude la Cia, che per funzionare si devono introdurre meccanismi semplici e non ulteriori appesantimenti burocratici. Nello stesso tempo, “la Rete” non può, da sola, arginare l’odioso fenomeno del caporalato che va combattuto, in ogni caso, attraverso l’applicazione effettiva delle leggi già esistenti in termini di sanzioni, nonché attraverso la realizzazione, da tanto tempo richiesta da Cia, di un sistema ispettivo efficace, razionale e di qualità.

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