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“DA SUBITO BLOCCHEREMO LA VENDITA DEI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI CLASSIFICATI A RISCHIO DEI TERRENI DEI 51 SITI DELLA TERRA DEI FUOCHI”. COSÌ IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, MAURIZIO MARTINA

“Grazie ai risultati della mappatura dei siti nei territori indicati dalla Direttiva interministeriale dello scorso 23 dicembre, abbiamo individuato le aree su cui dobbiamo intervenire. Con il decreto “Terra dei Fuochi” possiamo mettere in campo azioni incisive e nei prossimi 90 giorni provvederemo ad ulteriori accertamenti. Da subito bloccheremo la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti che sono stati classificati a rischio. La nostra attenzione per questa terra rimane altissima e per questo giovedì sarò a Castel Volturno insieme al Corpo forestale dello Stato”. Così il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, nella presentazione dei risultati delle indagini svolte nella “Terra dei fuochi”, che ha firmato, insieme al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e al Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, un decreto interministeriale in materia.

“Tutelare la salute dei cittadini, garantire le imprese che operano sul territorio e salvaguardare l’ambiente. Con la firma di questo decreto vogliamo raggiungere - ha spiegato Martina - questi obiettivi attraverso un percorso condiviso perché l’operazione che vogliamo portare avanti nella Terra dei fuochi è impegnativa e richiede il contributo di tutti per creare dei veri presidi di legalità”.

Sulla base delle informazioni raccolte ed integrate, grazie agli esami presentati in conferenza, è stato messo a punto un modello scientifico che contiene la classificazione delle classi di vulnerabilità dei suoli relativamente alla qualità delle produzioni agricole. Nella “classe a” ci sono i terreni “idonei alle produzioni alimentari”, nella “classe b” ci saranno invece delle limitazioni a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni. Nella “classe c” ci saranno invece le aree idonee ad altre produzioni non alimentari, ed infine nella “classe d” ci saranno tutti i terreni con divieto di produzioni agricole.

Il decreto interministeriale prevede che entro 90 giorni verranno effettuate indagini dirette a indicare: i terreni “no food” (e quindi interdetti da produzione alimentare); quelli destinati solo a colture diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative e quelli destinati solo a determinate produzioni agroalimentari.

L’immissione sul mercato delle singole colture è consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi e che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole.

“Apprezziamo il sinergico gioco di squadra dei Ministeri Sanità - Politiche Agricole - Ambiente, della Regione Campania, di Università, enti collegati e di ricerca, delle Forze dell’Ordine - sottolinea Confagricoltura commentando il decreto interministeriale ed i risultati delle indagini tecniche - per fare definitiva chiarezza, bonificare e tranquillizzare i consumatori. Dai dati - osserva Confagricoltura - è emerso che è stata realizzata una mappatura completa che ha interessato 57 comuni e 1076 kmq e le aree sospette su cui si interviene immediatamente sono appena di 64 ettari, pari allo 0,01% del territorio campano. E’ stato confermato che si tratta, di una frazione minima del territorio rispetto alla totalità delle produzioni locali. Sollecitiamo ora che, per i vari comuni a rischio, vengano rese note le specifiche aree incriminate (i 64 ettari) - continua l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - in modo da consentire a tutti i produttori del comprensorio che con esse non hanno nulla a che fare, di poter operare. I messaggi espressi e le informazioni raccolte permettono di tranquillizzare i consumatori e ribadiscono che i prodotti locali sono sicuri e di qualità. Ci auguriamo ora che giunga a rapida conclusione l’iter parlamentare del reato ambientale”.

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