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DAI GIOVANI CHE TORNANO AD INVESTIRE ENERGIE E PROFESSIONALITÀ NEI CAMPI, AL PREMIER MONTI CHE ASSICURA IL SOSTEGNO DEL GOVERNO: IL FUTURO DELL’ITALIA PASSA PER L’AGRICOLTURA (CHE SOSTIENE PIL E OCCUPAZIONE). EMERGE DAL FORUM COLDIRETTI

Non Solo Vino
Il Presidente del Consiglio Mario Monti

Che l’agricoltura sia uno dei pilastri del futuro dell’Italia, sembrano crederci tutti. Dai giovani, che sempre di più si danno al lavoro e al fare impresa nei campi (anche perché quello agricolo è uno dei pochi settori che, nonostante le difficoltà economiche, sembra in grado di creare nuovi posti di lavoro), al Premier Mario Monti, che ha garantito, tra l’altro, l’impegno del Governo “nel negoziato sulla Politica Agricola Comunitaria affinché resti stabile la dotazione italiana per l’agricoltura e soprattutto che venga assegnata all’Italia una percentuale congrua di tale dotazione” (proprio mentre diventava esecutivo, però, il “taglio” di 25,1 milioni di euro previsto dalla Commissione Europa il Bilancio 2013 dell’Unione, per coprire il quale, propone di ridurre di 29,8 milioni di euro i fondi previsti proprio per la Pac). È emerso dal Forum Coldiretti di Cernobbio, dove Monti ha ribadito la sua presenza perché “il presidente del Consiglio vuole essere meglio in contatto con una parte importante non solo dell’economia italiana ma anche della civiltà italiana”, e dove ha parlato anche dell’imminente futuro, ricordando che “l’Expo 2015, ormai alle porte, è una grande opportunità per il Paese e per il sistema agricolo, che rafforzerà la presenza dell’agricoltura e del cibo nell’identità dell’Italia come è percepita dagli stranieri nel mondo”. Un sentiment, quello del Premier, confermato dai dati economici presentati da Coldiretti: nel secondo trimestre 2012, mentre in Italia si perdono posti di lavoro, l’agricoltura ha fatto segnare un incremento record del 10,1% dei lavoratori dipendenti. Non solo, il settore, per l’organizzazione agricola, è l’unico che ha fatto segnare un +1,1% nel Pil, a fronte del calo dell’industria (-5,8%), dell’edilizia (-6,5%) e dei servizi (-1,1%), e ha registrato, tra le aziende agricole, più aperture che chiusure. E a confortare sono anche i numeri sui giovani, che tornano ad investire professionalità in campagna. “Per la prima volta da almeno dieci anni - commenta Coldiretti - aumentano i giovani agricoltori, con un incremento del 4,2% nel numero di imprese individuali iscritte alle Camere di Commercio nel secondo trimestre del 2012. E con tante idee originali, dall’allevamento delle oche da guardia a quello dei falchi per tenere liberi i cieli e consentire il decollo degli aerei negli aeroporti, fino alla “vignaiola” che fa invecchiare il vino negli abissi o la stilista di campagna che realizza borse e accessori con materiale di scarto. Non è un caso che, secondo l’indagine Coldiretti/Swg, la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%), mentre in generale tra tutti gli italiani ben il 28% scambierebbe il proprio lavoro con quello dell’agricoltore, perché garantisce una vita piu’ sana secondo un cittadino su due e assicura piu’ libertà ed autonomia per il 17%. Una passione confermata dal fatto che quasi un milione di italiani con altre occupazioni si classificano come “hobby farmer” mettendosi al lavoro su appezzamenti di terreni, spesso ereditati, che hanno in media un ettaro di superficie in cui coltivare ortaggi, frutta ed anche vino o olio, secondo Nomisma. Senza contare che - stima la Coldiretti - almeno un italiano su quattro si dedica all’orto o al giardinaggio. Lo storico ritorno degli italiani alla terra, dove oggi sono attive ben 62.000 imprese condotte da giovani con meno di 30 anni, colloca l’agricoltura sul podio delle attività di impresa preferite dai giovani dopo commercio, servizi di alloggio-ristorazione (251.000) e manifatturiero e costruzioni (182.000). Una inversione di tendenza che si riscontra anche a livello scolastico con gli Istituti Agrari che - sottolinea la Coldiretti - hanno aumentato dell’11% il proprio peso percentuale sul totale di iscritti, mentre sono scesi quelli dei Licei, secondo i dati 2012 del Miur. Dall’indagine Coldiretti/Swg su giovani agricoltori con meno di 30 anni di età emerge che il 36,5% ha una scolarità alta (specializzato, laureato, laureando), il 56% media (scuole superiori) e il 6,5% bassa (scuole medie). Una ripresa che non si era mai verificata prima e che è stata favorita non solo dalle caratteristiche anticicliche del settore in tempi di crisi, ma soprattutto dall’allargamento dei confini dell’attività agricola che, grazie alla Legge di Orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nelle campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali. Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori, ma anche della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti comuni per la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori. Per non parlare della produzione e vendita della birra ottenuta dalla coltivazione di orzo in azienda o del pane dal grano, ma anche dei prodotti cosmetici a base di vino, olio o latte di asina. E, ancora, delle fattorie didattiche convenzionate con le scuole e degli agriasili e agriospizi. Oggi il settore agricolo si è rigenerato con una classe di giovani di imprenditori che non si è arroccata, come spesso accade nei momenti difficili, nella difesa dell’esistente, ma si è impegnata con successo nel capire e soddisfare i nuovi bisogni dei consumatori”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “per risollevare il Paese l’Italia deve tornare a fare l’Italia, ovvero a valorizzare al meglio quello che ha già di unico e di esclusivo. L’Italia della grande creatività, delle piccole e medie imprese agricole, artigiane, manifatturiere che poi sanno crescere e conquistare il mondo. Il modello delle economie di scala e le leggi del Pil e della finanza da sole stanno impoverendo le nostre famiglie e i nostri territori spingendo a produrre al minor costo senza tenere in alcuna considerazione il prezzo sociale, ambientale ed etico che provocano”.

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