A volte raccontano storie antiche e quasi dimenticate, altre idee innovative che nascono nella modernità, ma, in ogni caso, le vigne urbane del mondo rappresentato delle case history di grande fascino. Raccolte dalla “Urban Vineyards Association”, che, con due nuovi ingressi diversissimi tra loro, i filari nel rooftop di Brooklyn e quelli alle pendici dell’Etna, alle porte di Catania, raggiunge 11 membri - Vigna della Regina all’interno di Villa della Regina a Torino, la vigna Clos Montmartre di Parigi, il Clos de Canuts a Lione, i vigneti ritrovati della Laguna di Venezia, la vigna di Castel di Pugna “Senarum Vinea” di Siena, la Vigna di Leonardo all’interno della casa degli Atellani a Milano, la Vigna del Gallo all’interno dell’orto botanico dell’Università di Palermo (di recente intitolata a Diego Plaeneta, padre nobile della viticoltura siciliana, ndr), i filari di San Francesco della Vigna a Venezia (gestito da Santa Margherita Gruppo Vinicolo), il Clos all’interno del Palais des Papes di Avignone, i filari di Rooftop Reds impiantati sui tetti di Brooklyn a New York e la Etna Urban Winery di Catania - in attesa del probabile ingresso di Tokyo (“ospite” del convegno annuale andato in scena ad ottobre a Siena, dove hanno debuttato le due nuove realtà, tra New York e la Sicilia).
“Rooftop Reds”, in particolare, è la prima vigna urbana produttiva situata sul tetto del Brooklyn Navy Yard, edificio nel cuore di New York. Per la sua realizzazione, frutto di un’idea di Devin Shoemaker e sviluppata in collaborazione con le aziende vinicole della regione di Finger Lake e con la Cornell University, è stato realizzato un sistema di piantumazione urbana personalizzato: le viti sono state disposte in 42 vasi tecnici che coprono il tetto dell’edificio su una superficie di circa 1.380 metri quadrati. Dopo sette anni Rooftop Reds è arrivato a produrre tra le 200 e le 250 bottiglie di vino ottenute dalle principali varietà rosse della regione di Bordeaux. “La conferenza dell’Urban Vineyard Association - ha commentato Devin Shoemaker - è stata un’esperienza davvero meravigliosa. Essendo il primo membro degli Stati Uniti e rappresentando un vigneto urbano dal design completamente nuovo, ero un po’ incerto su come gli altri associati avrebbero reagito alla mia presenza. Invece, nonostante le barriere linguistiche o i punti di vista leggermente diversi riguardo all’espansione del vigneto urbano e alle possibilità future, l’intera associazione mi ha fatto sentire molto ben accolto e coinvolto”.
La Etna Urban Winery, invece, nasce nel 2018 quando sette cugini decidono di riportare in vita l’azienda vitivinicola di famiglia, dismessa negli anni 60 del ‘900 dopo quasi 300 anni di attività. Reimpiantando le viti nei terreni di proprietà, ormai abbandonati, il team si ritrova in un contesto ormai urbano, dal momento che Catania si era ingrandita a tal punto negli ultimi 50 anni da arrivare alle pendici del vulcano. Quello che poteva essere un ostacolo viene trasformato in risorsa: sarebbe stato proprio il paesaggio urbano a rendere unico quel vino all’interno della regione dell’Etna. Grazie anche all’aiuto di 30 supporters provenienti da 12 paesi, nel settembre 2021, dopo oltre cinquant’anni dall’ultima volta, è stata portata a termine la prima vendemmia della Etna Urban Winery. “L’ingresso in Urban Vineyards Association - commenta Nicola Purrello, co-fondatore e direttore del progetto di Catania - è motivo di prestigio e orgoglio per il nostro progetto e una logica conseguenza del lavoro svolto in questi anni. La cooperazione con progetti analoghi a livello internazionale non potrà che essere ulteriore fonte di ispirazione e motivazione per proseguire nell’opera di recupero iniziata da una situazione di totale abbandono, e che ho deciso di intraprendere insieme ai miei 6 cugini”. Negli Urban Vineyards Days di Siena sono, inoltre, intervenuti, via streaming, i responsabili di “Rooftop Reds Tokyo Project”, vigna realizzata sul tetto di un grattacielo della capitale nipponica, che hanno raccontato lo stato di avanzamento del progetto e ribadito l’interesse a entrare nell’Associazione.. nel prossimo futuro, rendendo così ancora più intercontinentale l’Associazione. Così come potrebbero fare, a breve, realtà da Berlino, Praga, Londra e Stoccarda, che hanno già mostrato interesse a entrare nella rete, e per portare avanti le altre attività in linea con i principi di turismo di prossimità, sostenibilità, promozione enoturistica e culturale.
“Poterci incontrare nuovamente e dare il benvenuto a due prestigiosissimi nuovi soci è stato molto importante per la nostra giovane Associazione - racconta Luca Balbiano, presidente Uva (Urban Vineyards Association), nonchè guida delle cantine Balbiano, che curano la Vigna di Villa della Regina di Torino - siamo un gruppo eterogeneo di persone, con esperienze di vita e di lavoro diverse e provenienti da luoghi anche molto lontani tra loro. E forse è proprio questa la nostra forza, che ci permette di confrontarci in un modo schietto e di mettere in circolo le nostre idee. La pandemia ha soltanto rallentato il percorso comune ma, per fortuna, non ha fermato i singoli progetti che sono cresciuti e si sono fatti sempre più affascinanti e ambiziosi. Ora è tempo di mettere tutto a sistema e creare insieme qualcosa di unico e meraviglioso come le vigne urbane che custodiamo”.
“Il progetto Uva (Urban Vineyards Association) significa molto - gli fa eco Luigi Alberto Fumi Cambi Gado, responsabile del progetto Senarum Vinea e vicepresidente Urbam Vineyards Association - per tutte le realtà urbane, in particolar modo, per un fattore comune: l’accrescimento del turismo non solo enologico ma soprattutto artistico e culturale. Nelle singole città, attraverso percorsi di trekking urbano, faremo conoscere le radici di ciascuna civiltà. L’ingresso di New York ha significato un passaggio importante per il panorama internazionale e anche il convegno organizzato a Siena il 16-17 ottobre ha segnato una tappa fondamentale per lo sviluppo futuro dell’Associazione”.
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