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DAL 1 AGOSTO IN VIGORE ANCHE L’ULTIMA PARTE DELL’OCM VINO. FEDERVINI: “CON REGISTRO EUROPEO DELLE DENOMINAZIONI AUMENTA TUTELA INTERNAZIONALE”. I COMMENTI DELLE ORGANIZZAZIONI: “DISASTROSA” PER COLDIRETTI, “APRE NUOVI SPAZI” PER LA CIA

Ormai ci siamo. Dal 1 agosto, come abbiamo più volte scritto in questi giorni, entra in vigore anche l’ultima parte dell’Organizzazione comune di mercato del settore vino, con la pubblicazione in Gazzetta Ue dei regolamenti 606/09 (pratiche enologiche) e 607/09 (denominazioni, indicazioni ed etichettaggio) attuativi del regolamento 479/08. E, dopo un prolungato silenzio, arrivano i commenti e le considerazioni delle organizzazioni agricole.

“Sicuramente sarebbe stato meglio avere più tempo a disposizione prima di applicare le nuove disposizioni” osserva Coldiretti, che bolla la riforma come “disastrosa”, puntando il dito soprattutto contro le nuove pratiche enologiche introdotte, come la possibilità di privare il vino di una parte di alcol per abbassare la gradazione.

Più ottimista la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, convinta che con la nuova riforma “si aprono nuovi spazi per il made in Italy”.

“Sarebbe stato opportuno prevedere una sorta di healt check per verificare dopo un certo tempo gli effetti della riforma e fare, se occorrono, degli aggiustamenti”, osserva il direttore generale di Federvini Ottavio Cagiano de Azevedo. Il sistema delle denominazioni d’origine è uno dei punti centrali della riforma. Da domani si passa dal sistema delle Docg/Doc/Igt a quello delle Dop/Igp, già utilizzato per i prodotti agroalimentari. Il passaggio al registro europeo delle denominazioni d'origine non impedirà però di mantenere in etichetta le tradizionali Docg, Doc e Igt e nello stesso tempo, sottolinea il direttore di Federvini, “la tutela europea garantirà di più la tutela internazionale delle nostre denominazioni d’origine”.

Altra novità è la possibilità di indicare anche in Italia in etichetta solo il nome del vitigno senza riferimento al territorio, una decisione pesante per un Paese la cui l’enologia é stata costruita sul territorio. A tutela dei tanti vitigni autoctoni del Belpaese, l’Italia si è riservata però l’autonomia di decidere i suoi “varietali”. Non è ancora ufficiale, ma questi, secondo Federvini, dovrebbero essere non più di 6 o 7 i vitigni indicabili da soli in etichetta: Cabernet, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot, Sauvignon, Syrah, cioè vitigni ormai coltivati in tutto il mondo.

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