Per combattere l’inquinamento bisogna recuperare, a partire dalla Finanziaria, il ritardo accumulato rispetto a Paesi come la Francia, dove è già in vigore l’obbligo di sostituire le tradizionali bustine della spesa di plastica con materiali biodegradabili di origine agricola nazionale a partire dal 2010. E’ quanto ha affermato il Segretario generale della Coldiretti Franco Pasquali all’incontro di Novara sul tema “Oltre il petrolio, verso la bioeconomia: la bioraffineria integrata nel territorio” nel corso del quale è stato annunciato l’avvio a Terni della prima bioraffineria italiana grazie alla tecnologia Novamont e alla fattiva collaborazione con Coldiretti con prodotti dell’agricoltura nazionale senza organismi geneticamente modificati (Ogm). In Italia ci sono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali per un contributo concreto dell’agricoltura alla riduzione dell’inquinamento ambientale e le bioplastiche sono una autentica espressione delle nuove opportunità che offre l’agricoltura per lo sviluppo sostenibile, in una moderna società post industriale, di fronte alla crescente domanda di sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La Coldiretti, in occasione del tavolo di concertazione sulla finanziaria, ha consegnato al Governo un documento di proposte su “Il contributo dell’agroalimentare “Made in Italy” alla crescita del Paese: una opportunità per le imprese e per il cittadino-consumatore” con le quali si propone anche di incentivare l’innovazione con lo sviluppo in Italia dell’energia verde e delle bioplastiche. D’altra parte in Francia la legge di orientamento per l’agricoltura del 2006 prevede il divieto “dal primo gennaio 2010 della distribuzione al consumatore finale, a titolo gratuito o oneroso, dei sacchetti a uso unico in plastica non biodegradabile” e lo stesso Presidente della Repubblica Jacques Chirac è intervenuto per sottolinearne le prospettive positive per l’agricoltura, l’ambiente e i cittadini. In Italia ogni anno vengono consumate circa 300mila tonnellate di plastica tradizionale per sacchi e sacchetti di ogni genere, ottenuti con il consumo di 200mila tonnellate di petrolio l’anno che potrebbero essere sostituiti da prodotti biodegradabili. Per sostituirli completamente è sufficiente mettere a coltivazione appena 200mila ettari di terreno con un sicuro effetto sulla riduzione dell’inquinamento ambientale anche grazie all’emissione di 400mila tonnellate di anidride carbonica in meno, che giustifica la differenza di costo che ammonta a pochi centesimi e tende progressivamente a ridursi (8 centesimi per il sacchetto biodegradabile rispetto ai 5 di quello in plastica tradizionale).
Si tratta di una innovazione per affrontare le difficoltà energetiche e l’inquinamento che sono i due principali fattori di ostacolo alla crescita. L’Italia che ha scelto una agricoltura rispettosa dell’ambiente e senza Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) ha grandi risorse da offrire e potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti (biodiesel e bioetanolo), utilizzando residui agricoli, forestali e dell'allevamento e installando pannelli solari nella aziende agricole è possibile arrivare a coprire entro il 2010 fino al 13% del fabbisogno energetico nazionale, risparmiare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 30 milioni di tonnellate.
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