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TENDENZE ALIMENTARI

Dal ritorno ai fornelli alla spesa online: i nuovi stili di vita degli italiani nell’era Covid

Effetti e scenari dell’Osservatorio Tuttofood: bene cibo sostenibile, km 0 e Made in Italy. E-commerce e delivery continueranno a crescere
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Dal ritorno ai fornelli alla spesa online: i nuovi stili di vita degli italiani nell’era Covid

Il ritorno degli italiani ai fornelli e il conseguente boom nelle vendite degli ingredienti base, la predilezione per prodotti Made in Italy, sostenibili e a chilometro zero con attenzione alla filiera e alla provenienza, la rivincita (per questioni di sicurezza) del cibo confezionato, la spesa online e il delivery che continueranno ad andare forte anche dopo l’emergenza, non più per necessità ma per comodità. Sono alcuni degli effetti e degli scenari futuri fotografati dall’Osservatorio Tuttofood Milano (la fiera è in calendario dal 17 al 20 maggio 2021), che ha approfondito i trend della filiera alimentare italiana, dai prodotti nel carrello fino a possibili sviluppi dell’export, elaborando dati provenienti da diverse fonti autorevoli, come il report Coop, il rapporto Nomisma, gli studi intrapresi da Rem, l’istituto economico dell’Università di Piacenza e le statistiche Istat Coeweb.
L’attuale situazione sanitaria ha senza dubbio modificato le abitudini di vita degli italiani in fatto di consumi, modalità lavorative e rapporti interpersonali. Se lo smart working impiegato su larga scala rappresenta l’innovazione nella gestione del lavoro, l’e-commerce e il delivery sono l’evoluzione del commercio. Il Covid ha mutato notevolmente i momenti di quotidianità di molti, come andare al ristorante o fruire di servizi commerciali: la spesa online ha cambiato le abitudini di consumo e le previsioni confermano che la voglia di acquistare su piattaforme virtuali continuerà ad esserci anche una volta finita l’emergenza. In parte si tornerà a comprare nei negozi fisici, come già accade da qualche tempo, ma molti dei nuovi utenti preferiranno il web, non più per necessità, ma per comodità.
A segnare la maggiore crescita è stato l’eGrocery, come hanno dimostrato i dati presentati dai report di Coop, il Rapporto sui Consumi degli italiani in relazione al quadro macroeconomico e sociale, e di Nomisma dedicato a “L’industria alimentare italiana oltre il Covid-19”. L’emergenza Covid ha reso ancora più evidente l’importanza del trinomio qualità-sostenibilità-contenuto di servizio, destinato probabilmente a condizionare le evoluzioni dell’immediato futuro. Tra le mura domestiche piuttosto che altrove ci si nutre (il 41% prevede di ridurre la spesa prevista nel prossimo anno alla voce ristoranti), ci si diverte (il 44% la quota di chi nel 2021 ridurrà la spesa per intrattenimenti vari fuori casa), si incontrano amici e familiari (o a casa propria o a casa loro). La casa è diventata il luogo sicuro che fa coppia, per gli italiani, con un’altra costante: il cibo. Alla spesa alimentare, pur nell’emergenza, gli italiani non hanno mai rinunciato, anzi si è registrata una vera e propria corsa al carrello pieno.
Guardando poi dentro al carrello si nota una inversione di tendenza rispetto alla fotografia scattata solo un anno fa dal Rapporto Coop 2019: allora era fuga dai fornelli. Complice il lockdown, gli italiani hanno rimesso le mani in pasta e anche nel post covid il “cook at home” è una costante che spiega la forte crescita nelle vendite degli ingredienti base (+28.5% in Gdo su base annua) a fronte della contrazione dei piatti pronti (-2,2%). Supportati o meno da aiuti tecnologici (la vendita dei robot da cucina ha fatto registrare a giugno +111% rispetto all’anno prima), il 30% dedicherà ancora più tempo alla preparazione del cibo, sia per questioni salutistiche ma anche per mettersi al riparo da possibili occasioni di contagio, e il 33% sperimenterà di più.
Si scopre poi il fenomeno del nazionalismo alimentare, come confermano i trend rilevati da Nomisma, che anima e animerà i consumi degli italiani: nel primo lockdown il 22% ha comprato più prodotti del Made in Italy e il 20% lo ha fatto guardando alla sostenibilità del prodotto. Dato molto significativo, il 49% ha fatto acquisti alimentari puntando su prodotti alleati della salute. Le proiezioni dei consumi post lockdown confermano in sostanza questi trend: si prevede che ben il 49% degli italiani darà più importanza al Made in Italy e ai prodotti del territorio e il 42% starà più attento ai prodotti sostenibili.
Dati confermati anche dal Report Coop: cresce l’attenzione alla filiera e alla provenienza, prediligendo prodotti a km zero o del proprio territorio. La preparazione domestica dei cibi è probabilmente anche la nuova strategia degli italiani per non rinunciare alla qualità e risparmiare a fine mese. Il settore agroalimentare infatti assume maggior rilevanza strategica anche nel percepito dei consumatori e l’italianità delle produzioni ne esce ancora più rafforzata. Le scelte si sono dunque consolidate verso il fronte della sostenibilità, che in questo caso fa rima con attenzione al sociale incentivando così lo sviluppo locale e la salvaguardia occupazionale di piccole realtà.
E sempre per questioni di sicurezza si è assistito a una vera e propria rivincita del food confezionato, come ribadisce il report Coop, a dispetto della vendita di quello sfuso, che cresce ad un ritmo più che doppio rispetto all’intero comparto alimentare se paragonato a un anno fa: +2,3% contro +0,5% (giugno-metà agosto 2020). A fare la differenza e dirottare la spesa sul cibo confezionato sembra essere il packaging protettivo, in tutti i comparti: l’ortofrutta e persino i salumi e latticini. Nel carrello riacquista poi forza anche il gourmet (+16,9%), l’etnico (+15,4%) e il vegan (+6,9%).
Ma in quale modalità gli italiani fanno scorte di cibo? Il lockdown ha accelerato senza dubbio la corsa all’e-food e alla spesa per mezzo di canali e-commerce, anche se ad oggi l’indagine rivela come gli italiani scelgano soluzioni miste: se il click&collect è passato dal 7,2% delle vendite on line del 2019 al 15,6% nella fase successiva, c’è anche chi, ed è il 42%, ritiene comunque importante il consiglio del negoziante o dell’addetto al banco a riprova che la parola chiave sembra essere sempre più la multicanalità. A costituire un deterrente è il caro prezzo dell’online: +25% rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020). E tra le costanti che il Covid non ha spazzato via riemerge con forza l’attenzione da parte degli italiani ai temi della sostenibilità. Se è vero che per il 35% dei manager intervistati nella survey “Italia 2021, il Next Normal degli italiani” lo sviluppo della green economy è una delle tendenze che caratterizzeranno in positivo il postcovid, ciò si traduce nella realtà nell’acquisto di prodotti correlati: il 27% degli abitanti del Bel Paese acquista prodotti sostenibili o ecofriendly di più rispetto a prima del Covid. Degno di considerazione un dato che balza agli occhi: saranno 1,7 milioni gli italiani che sperimenteranno gli acquisti green per la prima volta a emergenza finita.
Sugli attori della filiera alimentare che vedranno rafforzato il proprio ruolo e quelli che invece subiranno un arresto o un ridimensionamento ha provato a rispondere lo studio portato avanti da Rem, l’Istituto economico dell’Università di Piacenza diretto dal professor Daniele Fornari, che ha tracciato uno scenario dei prossimi tre-cinque anni del largo consumo, e quindi della Gdo e dell’Idm. Parlare di un simile periodo (soprattutto in presenza di una pandemia) è coraggioso e contemporaneamente realistico perché le previsioni sono delle imprese stesse del comparto. Dai dati analizzati si evince che nell’ordine, sui piatti delle bilance, saliranno e-grocery, home delivery - anche se ritenuto per l’attuale modello organizzativo ed economico forse troppo costoso - discount, Mdd retailer regionali e locali.
Resta invece un obiettivo prioritario continuare a sviluppare l’export: il passaggio dalla crisi sanitaria a quella economica, secondo i dati Nomisma, accentuerà in Italia le difficoltà economiche dei consumatori, con riflessi anche sugli acquisti alimentari. Un’elaborazione su dati Istat Coeweb relativa al settore dei prodotti alimentari rileva che nei primi sei mesi del 2020 l’export F&B italiano è stato pari a oltre 22 miliardi di euro, in crescita del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2019.

I prodotti alimentari italiani più richiesti all’estero sono i prodotti da forno con 2,3 miliardi di euro di valore e una crescita a doppia cifra, ben +15,6%. Seguono frutta e ortaggi lavorati e conservati, che esportano per 1,9 miliardi registrando un incremento del +6%, e i prodotti delle industrie lattiero-casearie con 1,8 miliardi, +0,8%. Per quanto riguarda i maggiori mercati di destinazione, si segnalano in maggior crescita il Giappone (+16,9%), la Cina (+13,7%) e l’Oceania (+8%). Bene anche mercati storici come Germania (+6,7%), Svizzera (+5,7%), Stati Uniti e Francia, entrambi a +4,2%. Altro dato interessante: le esportazioni si dirigono in percentuale abbastanza equilibrata verso l’Europa e i mercati extraeuropei, segno che, negli ultimi anni, le aziende Made in Italy si sono focalizzate sullo sviluppo dei mercati emergenti. In particolare, nel primo semestre di quest’anno l’export verso la Ue-27 (senza il Regno Unito) ha sfiorato i 12,5 miliardi di euro, mentre quello verso il resto del mondo ha contabilizzato più di 9,6 miliardi.

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