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Dalla formazione alla fiscalità alla comunicazione: il decalogo per la transizione agroecologica

Dopo la legge sull’agricoltura biologica, le associazioni bio fissano gli obiettivi: assicurare una riserva strategica contro guerre e climate change
AIAB, ASSOBIO, ASSOCIAZIONE AGRICOLTURA BIODINAMICA, BIOLOGICO, DECALOGO, FEDERBIO, PATUANELLI, Non Solo Vino
Il decalogo del biologico

Un decalogo che coinvolge imprese e consumatori, per accelerare la transizione agroecologica applicando le norme della recente legge sull’agricoltura biologica e, nello stesso tempo, fornire al Paese una “riserva strategica agricola” che permetta di fronteggiare le crisi alimentari. A presentarlo sono le associazioni del biologico (Aiab, AssoBio, Associazione per l’agricoltura biodinamica e FederBio), a convegno ieri con il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, il Sottosegretario con delega al biologico Francesco Battistoni e i parlamentari che hanno proposto e lavorato per l’approvazione della legge sulla valorizzazione dell’agricoltura biologica, che stabilisce obiettivi importanti, da raggiungere con una dote finanziaria di 3 miliardi di euro, grazie ai finanziamenti del Pnrr, ma anche del Fondo per il biologico e del Piano strategico della Pac.

Risorse che dovranno essere spese bene, in maniera programmata e integrata, per garantire la crescita del settore, spiegano le associazioni, nel ricordare che ogni anno in Italia chiudono 30.000 aziende agricole. Un dato che conferma che in molti casi l’agricoltura convenzionale non è in grado di garantire un reddito adeguato agli agricoltori. Con il biologico, che cura la fertilità della terra, valorizza la qualità dei prodotti e del territorio, rilanciando circuiti locali di produzione e consumo, una parte di questi agricoltori potrebbero rimanere in campo, assicurando una riserva strategica di cibo. Esattamente come per le rinnovabili, il biologico è la strada per sostenere le crisi internazionali, come il conflitto in Ucraina, puntando su sistemi di produzione più indipendenti da input esterni e più resilienti, e allo stesso tempo in grado di prendere con decisione la strada della transizione ecologica.

Per accelerare il percorso verso un’agricoltura più pulita e un’alimentazione più sicura, le 10 proposte lanciate dalle associazioni passano dalla formazione alla fiscalità per le imprese, alla comunicazione per i consumatori per far conoscere i valori del bio e favorire l’aumento dei consumi. E quindi filiere di Made in Italy Bio fondate sul giusto prezzo per agricoltori e consumatori; fiscalità ambientale e crediti di imposta per i costi di certificazione, in modo da abbattere i prezzi al consumatore senza costi aggiuntivi per le aziende; distretti bio per favorire sistemi locali di produzione e consumo; incentivazione delle imprese per favorire la biodiversità; ricerca e formazione per supportare gli agricoltori e i territori nella transizione al bio. E ancora sviluppo della ristorazione collettiva attraverso organizzazioni di prodotto e strumenti adeguati d’informazione e consulenza; campagne d’informazione per conoscere i valori del bio; innovazione digitale e piattaforma conoscere i valori del bio; innovazione digitale e piattaforma di tracciabilità unica in favore di consumatore; semplificazione burocratica e obbligo del biologico in aree protette e Efa - Ecological Focus Area.

“Il cibo del futuro è il biologico”, dicono i presidenti delle associazioni - Maria Grazia Mammuccini (presidente FederBio), Giuseppe Romano (presidente Aiab), Carlo Triarico (presidente Associazione Agricoltura Biodinamica) e Roberto Zanoni (presidente AssoBio) - secondo i quali la legge, approvata dopo anni di ritardi, va proprio in questa direzione. “Adesso occorre lavorare sul Piano d’Azione Nazionale affinché le risorse disponibili si traducano in progetti concreti di sviluppo per tanti territori rurali, capaci di creare occupazione in particolare per giovani e donne. La guerra in Ucraina ci offre almeno l’opportunità per rivedere le politiche dei sussidi che devono premiare chi non inquina e chi investe nelle alternative ai combustibili fossili sia in campo energetico che per fertilizzanti e fitofarmaci”. Infatti, di fronte alle difficoltà di approvvigionamento poste non solo dalla crisi ucraina, ma anche da quella climatica (ad esempio la diminuzione dello scorso raccolto di grano duro dal Canada, dovuta alla siccità) ritornano in auge richieste come quelle di tagliare le imposte sui fertilizzanti chimici di sintesi, indebolire le procedure di autorizzazione sui pesticidi, utilizzare Ogm vecchi e nuovi e sospendere gli obiettivi al 2030 della Farm to Fork: 25% della superficie agricola destinata al bio, taglio del 50% dei pesticidi utilizzati, 10% della superficie dei campi destinata allo sviluppo della biodiversità.

“Dobbiamo valorizzare i prodotti della terra attraverso il bio per garantire agli agricoltori un giusto prezzo per il loro lavoro e allo stesso tempo tutelare i consumatori di fronte a rincari in gran parte giustificabili solo con speculazione finanziaria. Il biologico rappresenta un’opportunità strategica in campo economico e al tempo stesso un approccio efficace nel contrasto al cambiamento climatico e nella tutela dell’ambiente e della biodiversità. La vera sostenibilità non può che partire dal bio”, aggiungono i presidenti delle associazioni del bio.

Il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli ha infine sottolineato come il Paese abbia la responsabilità di difendere un primato importante nel biologico, come testimoniato dalla recente approvazione della legge in materia che rappresenta un veicolo di importanti novità per il sostegno della filiera. Il provvedimento infatti mira a rafforzare la penetrazione dei prodotti bio nel mercato, e le azioni messe in campo risultano strategiche per supportare la transizione green e sostenere le sfide future e le mutate esigenze di consumo dei cittadini, anche nell’ottica di allineare l’Italia agli ambiziosi obiettivi europei delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 e favorire l’accesso agli investimenti nel contesto della PAC e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

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