Dalla raccolta dei semi alla raccolta dei dati, dal bracciante all’automa (a noleggio). Da secoli l’agricoltura non cambia, semmai si innova di pari passo con lo sviluppo tecnologico umano e lo sviluppo di conoscenze o tecniche di coltivazione. E se il mondo è sempre più digitale, non può che esserlo a suo modo anche il comparto agricolo. Gli stimoli in questa direzione arrivano anche da Fieragricola Tech, la rassegna di Veronafiere che si è chiusa ieri, con focus specifici su digital farming, robotica, smart irrigation, energie rinnovabili e biosolution.
Oltre al lancio di soluzioni e proposte, la rassegna ha ospitato anche talk e convegni e in uno di questi si è indagato il tema dell’utilizzo dei dati in agricoltura, la proprietà degli stessi e il loro utilizzo, con particolare riferimento al Data Act, che entrerà in vigore in Unione Europea a novembre 2025 definendo i soggetti legittimati ad utilizzare i dati su base contrattuale e garantendo il diritto di accesso ai dati generati dall’uso di prodotti o servizi correlati alla loro raccolta.
“In futuro saranno i dati l’elemento chiave in grado di assicurare le erogazioni dei fondi pubblici in agricoltura, per questo la loro importanza sarà sempre più strategica”, ha spiegato Ivano Valmori, ceo Image line, mentre Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all’Università di Pisa e coordinatore del Comitato consultivo sulla digitalizzazione in agricoltura, auspica “l’ingresso nel settore della Big Tech come Google, Amazon e altri player di rilevanza mondiale” come spinta in grado di “accelerare la diffusione dell’innovazione digitale e superare i problemi di frammentazione e di interoperabilità”, cioè di condivisione e comunicazione di informazioni che vengono raccolti in agricoltura e lungo la catena di approvvigionamento.
E se così sarà, il comparto non può fare a meno della forza-lavoro. Ma quale? La nuova frontiera dell’automazione emersa a Fieragricola Tech è il robot a noleggio. E se non è così immediato tracciare un identikit dell’azienda agricola che ad oggi introduce sui propri terreni o in serra dei robot agricoli, perché variano sia le dimensioni aziendali che l’indirizzo colturale, l’interesse per la pratica del noleggio sembra tuttavia accomunare molte realtà dello Stivale. Un mercato in evoluzione, che potrebbe registrare nei prossimi anni un’accelerazione vista la carenza di manodopera specializzata, la sicurezza sul lavoro e le esigenze di razionalizzazione dei costi nelle imprese agricole.
Spezza una lancia a favore del noleggio il professor Marco Vieri, accademico dei Georgofili e ordinario di Meccanica Agraria all’Università di Firenze, tra i relatori della rassegna: “il noleggio è sicuramente una buona soluzione per incrementare la diffusione dei robot agricoli, perché si tratta di un contratto che presuppone che vi sia un’azienda che ha la proprietà del mezzo e, quindi, probabilmente anche tutti i tecnici in grado di risolvere tutti quei problemi specifici che un robot può trovare nella fase operativa in campo - spiega - è un’opportunità poter scegliere fra contratti di noleggio pluriennali e annuali e durate anche limitate alla stagione o, addirittura, all’operazione definita in campo, con la possibilità del robot di svolgere la stessa attività in più aziende agricole. Si tratta di una frontiera che avevamo ipotizzato, con la nascita di un contoterzismo professionale specializzato nella robotica, che potrebbe rafforzare ulteriormente il filone dei servizi per l’agricoltura”.
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