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SCENARI

Dalla revisione del Testo Unico al taglio dell’Iva, e all’Ia: le proposte di Eurispes per il vino

Nel “pacchetto di salvaguardia” per il futuro, anche un fondo assicurativo tra produttori per evitare che le rese in eccesso svalutino il prodotto
AFFITTO GESTORIO, ASSICURAZIONI, AUTORIZZAZIONI DI IMPIANTO, EURISPES, FRODI, INTELLIGENZA ARTIFICIALE., IVA, JOINT VENTURE, OCM, PEGNO ROTATIVO, RESE, TESTO UNICO DEL VINO, Italia
Le proposte by Eurispes “per affrontare la crisi del settore del vino”

Dalla revisione del Testo Unico del vino del 2016 alla riduzione dell’Iva; dalla tutela della concorrenza e contrasto alle frodi al potenziamento dell’Intelligenza artificiale; dalla modifica in materia di autorizzazioni di reimpianto ad un regime assicurativo di sostegno; dal fondo assicurativo tra produttori per evitare che le rese in eccesso svalutino il vino ad un meccanismo di compensazione, non incompatibile col diritto dell’Unione Europea, per il riequilibrio dell’utile inframarginale, con copertura, magari, dei costi di investimento e di gestione. Ed ancora, da strumenti ritenuti utili come l’affitto gestorio e la joint venture al pegno rotativo, fino ad un utilizzo più flessibile e potenziato dei fondi Ocm, senza dimenticare il mercato dei “crediti natura”, per premiare, con sostegno finanziario, chi tutela l’ambiente. Sono i suggerimenti, molti dei quali già noti, del Laboratorio Eurispes sulle politiche fiscali “per affrontare la crisi del settore del vino”, definita come “una delle più profonde di sempre”.
Un settore che, in Italia, ha un peso fondamentale, grazie a circa 30.000 imprese di trasformazione (di cui 1.800 a carattere industriale), e 250.000 imprese agricole nella fase iniziale della filiera, un fatturato complessivo di 16 miliardi di euro (indotto escluso), pari a circa un punto del Pil (di cui, nel 2024, 8,1 miliardi di euro di export), con 74.000 persone che ci lavorano (in termini di addetti diretti). Ma tante sono le sfide e gli interrogativi che tengono con il fiato sospeso il settore enoico: dai dazi Usa ai consumi in calo, soprattutto per i rossi, dalle giacenze in cantina “pesanti” (39,8 milioni di ettolitri al 30 luglio 2025), ad una superficie vitata nazionale che sta progressivamente diminuendo, con una riduzione tra il 2000 e il 2023 pari al 15%, ricorda il Laboratorio Eurispes. E, poi, l’avvento dei vini No-Low che oggi in Italia valgono 3,3 milioni di euro, ma che dovrebbero raggiungere i 15 milioni nei prossimi 4 anni e, inoltre, viene ricordato anche il problema delle “vie illegali del vino” tanto che, nel solo 2023, il valore dei prodotti illegali legati al settore e sequestrati ha superato i 22 milioni di euro, riporta il Laboratorio Eurispes.
Dunque l’Eurispes ha elaborato un “pacchetto di salvaguardia”, attraverso “alcune proposte operative di sicuro interesse” per il sostegno al settore. In particolare, approfondendo alcune di quelle citate all’inizio, per la revisione del Testo Unico sul vino, si parla di “un ripensamento del sistema delle denominazioni fino ad una disciplina che prenda in considerazione le nuove istanze del settore e i cambiamenti di consumo in atto”. Tra le azioni citate ci sono “la riduzione delle rese per ettaro; l’allineamento delle rese delle uve ai dati reali degli ultimi cinque anni; la revisione dei disciplinari di produzione e revisione del meccanismo degli esuberi; un’azione sull’etichettatura dei vini, incluso l’obbligo di indicare gli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale; una semplificazione del sistema dei controlli; la revisione delle riclassificazioni e degli strumenti di gestione; la riforma del sistema delle denominazioni, con un sistema di accorpamento regionale delle denominazioni”.
Sull’Iva da ridurre, si guarda a quanto avvenne in Francia all’inizio degli Anni Duemila, “quando l’Iva fu abbassata al 7%. Oggi il vino è, infatti, considerato un bene voluttuario con un’Iva all’acquisto pari al 22% e al 10% se servito al tavolo”.
Riguardo alla tutela della concorrenza e contrasto alle frodi, “la lotta alla falsificazione del vino richiede un impegno congiunto da parte dei diversi soggetti della filiera. L’onere principale spetta alle aziende vinicole, che devono investire in sempre più sofisticati sistemi di tracciabilità del vino, utilizzando tecnologie ad hoc opportunamente integrate nei propri prodotti e collaborando con le autorità per identificare e denunciare i casi di contraffazione. Il compito delle istituzioni è, invece, quello di rafforzare controlli e sanzioni sui contraffattori, promuovere campagne di sensibilizzazione per i consumatori e sostenere la ricerca di nuove tecnologie anticontraffazione”. Tra i più interessanti progetti di innovazione, anche anticontraffazione, è stato citato quello dei contrassegni fiscali di Stato per le bevande alcoliche, la cui sperimentazione è stata recentemente avviata anche in Italia.
In merito agli strumenti di Intelligenza Artificiale, che “si trovano già nelle operazioni in vigna, nelle operazioni in cantina, nel marketing, nelle vendite e amministrazione aziendale e nelle interazioni con i consumatori”, questi possono aiutare a “ridurre l’impiego di prodotti fitosanitari, intervenendo solo dove realmente necessario, analizzando in tempo reale la densità della vegetazione e regolando, così, automaticamente l’erogazione dei trattamenti”.
Eurispes ritiene opportuna anche una “modifica in materia di autorizzazioni di reimpianto e una sospensione per un anno delle nuove autorizzazioni, laddove, in caso di mancato utilizzo delle autorizzazioni, sia nuove che di reimpianto, concesse prima di gennaio 2025, sarebbe auspicabile che non scattino sanzioni amministrative. Da valutare anche l’estensione della validità delle autorizzazioni di reimpianto a otto anni, periodo ritenuto necessario per consentire ai produttori di riallineare la produzione ai mutati stili di consumo e ai nuovi mercati”.
Tra le misure ritenute interessanti da Eurispes c’è anche lo studio di un regime di copertura assicurativa, garantito dallo Stato e a sostegno del settore e, sempre sullo stesso tema, un fondo assicurativo tra produttori, e quindi “una sorta di “assicurazione solidale” tra produttori, funzionale al mantenimento dei prezzi del vino, da realizzarsi attraverso un fondo di mutualizzazione per gestire l’eccesso dell’offerta. Un’opzione, dunque, che non prevederebbe riduzioni di produzione o limitazioni alla commercializzazione per gli operatori. Invece che far esporre a un viticoltore una parte dei suoi vini a prezzi fuori mercato, sarebbe pertanto previsto un contributo unico per ogni ettolitro prodotto, trovando comunque poi anche sbocchi effettivi per quelle che sono le rese in eccesso (magari anche con la produzione di succo d’uva, o la distillazione per i carburanti)”.
Si parla, infine, del bando Ocm Vino - Promozione nei Paesi terzi, pubblicato il 15 maggio 2025, che già presenta “ulteriori semplificazioni di carattere operativo, che potrebbero, comunque, essere ulteriormente rafforzate” e, quindi, “contemplando anche magari tra le prospettive future: un aggiornamento del Decreto ministeriale di riferimento; l’estensione dei costi standard ad altri Paesi; la possibile introduzione di nuovi costi forfettari, che consentano, oltre che la semplificazione della gestione amministrativa e della rendicontazione, una maggiore certezza per le aziende agricole sui contributi che riceveranno; l’eliminazione del limite dei 5 anni per le campagne di promozione nei Paesi terzi; l’introduzione della possibilità di realizzare le campagne anche utilizzando un importatore o un distributore di cui l’impresa detiene una partecipazione societaria”.

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